Cosa può fare la scuola per combattere il razzismo: l’intervento di Enrico Galiano

di Enrico Galiano | 06.02.2018

Se sei un insegnante, se ci tieni davvero ai tuoi ragazzi, non puoi non essere preoccupato. Se un po’ conosci la storia, non puoi guardare a quello che sta succedendo con indifferenza. Perché non tira per niente una buona aria, e lo sai. Le analogie con gli anni più bui del secolo scorso cominciano a essere più delle differenze, e i vetri delle finestre delle nostre classi non sono abbastanza spessi per non sentire le urla, gli slogan, le masse di persone rabbiose e frustrate che adesso – ora, sì, mentre mi stai leggendo – stanno solo cercando qualcuno a cui dare la colpa, bersagli da indicare, il più possibile facili.

E la storia non lo scrive a lettere piccole, ma cubitali, che i bersagli più facili sono sempre i diversi. Quelli che percepiamo come diversi. Quelli che vogliamo percepire come diversi.

Nessun bambino nasce razzista. Razzisti ci si diventa.  L’ambiente, la famiglia, ciò che il bambino sente e vede ogni giorno, anche a scuola, col tempo possono fargli montare dentro la diffidenza, il pregiudizio, la paura, e infine il mix di tutte queste cose che è l’odio: l’odio verso chi gli è stato detto di odiare.

Dobbiamo fare qualcosa. E subito. Quando la mano si arma contro esseri umani inermi, e soprattutto quando a un gesto così seguono fiumi di parole di odio, quando è così evidente che Macerata non è altrove ma qui, che noi siamo Macerata e che altri Luca Traini ci sono là fuori che aspettano solo una scusa per esplodere il proprio vuoto contro chi non gli ha fatto niente, è il momento di fare qualcosa.

Già, ma cosa? Aprire il giornale? Lo facciamo già. Leggere, studiare la storia? Lo facciamo già. Collegarla al presente, spiegare cosa vogliono dire la parole, i simboli? Lo facciamo già. Lo faremo ancora di più, se servirà, ma non basterà.

C’è forse solo una cosa che non facciamo, perché spesso non ne abbiamo il coraggio: parlare ai genitori. Perché sì, a volte il razzismo è una malattia che si contrae per strada: ma ci sono anche volte che lo si prende in casa. A tavola, davanti alla tv. Ad ascoltare papà o mamma che berciano contro i negri che sono tutti brutta gente, che se la prendono con i richiedenti asilo perché le tasse sono alte, che battono i pugni e dicono che Luca Traini ha esagerato ma, in fondo in fondo, lo posso anche capire.

No. Adesso basta.

Non insegnate il razzismo ai bambini. Tenetevelo per voi. Se proprio avete queste idee, non passatele ai vostri figli. Non inculcate nei loro pensieri il vostro pensiero. Il male peggiore è sempre quello che non si vede, sa di banale, e instillando l’odio in quei piccoli cuori non fate altro che perpetuare la banalità del male.

Io non ne posso più di sentire ragazzini di dodici anni che dicono che i marocchini rubano, che gli immigrati ci stanno rovinando, dodici anni ci rendiamo conto? E succede, credetemi che succede.

A dodici anni un pensiero del genere non è un tuo pensiero, non te lo puoi formare da solo. A dodici anni non te la prendi con chi non ti ha fatto niente. A dodici anni non vedi rumeni o nigeriani o cinesi o italiani: vedi solo esseri umani.

Lasciateli stare, i bambini. Lasciate che si formino un’idea propria, leggendo, studiando, osservando. Non trasformate le loro coscienze in muri da imbrattare con le vostre scritte cariche di rabbia, lasciate che siano quel che a dodici anni bisogna essere: pagine da scrivere.

L’AUTORE – Enrico Galiano è insegnante e autore della webserie Cose da prof, che ha superato i dieci milioni di visualizzazioni su Facebook; il suo motto del buon insegnate è: «Non ti ascoltano, se tu per primo non li ascolti».  Eppure cadiamo felici (Garzanti) è il suo romanzo d’esordio, la storia di una ragazza di nome Gioia che colleziona parole intraducibili e si innamora di Lo che, nascosto dal cappuccio della felpa, gioca da solo a freccette in un bar chiuso. Quando i due giovani si innamorano, Lo sparisce nel nulla e starà a Gioia scoprire cosa è successo.
Qui tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.

Fonte: www.illibraio.it