Questa storia di vitalità e di vecchiaia, di servitù e ribellione, brutalità e nostalgia, «all’ombra dell’elusiva ed elusa figura di Goethe, poteva essere raccontata» – ha detto Magris – «soltanto dall’interno dei personaggi, vedendoli agire e sentendoli parlare sulla scena; come se l’autore avesse solo ascoltato le loro parole, cercando attraverso di esse di capire e ricostruire a frammenti una storia e una morte...».
Ne è risultata una lingua rude, spezzata, aspra e incompiuta come l’esistenza quotidiana, piena di vigore sanguigno e di rivelazioni del nulla, di bagliori, di vivacità picaresca e plebea, d’infinita desolazione.
Sullo sfondo della celebre Teoria dei colori di Goethe, la vita si accende di ricordi, di sogni, di desideri, e si spegne.