Con i giovani facciamo come abbiamo fatto con Blanco: li giudichiamo senza ascoltarli – di Enrico Galiano

di Enrico Galiano | 11.02.2023

Perché quello che è successo con Blanco è un paradigma di come ci rivolgiamo ai giovani…

Dicesi paradigma: esempio, modello di riferimento. Cioè struttura che usi per comprendere cose apparentemente diverse ma accomunate, appunto, dallo stesso paradigma.

E fino a qua va bene.

Ora, ciò che è accaduto con Blanco a Sanremo è proprio un bel paradigma del nostro rapporto con i più giovani.

Riassunto:

1) il cantante sfascia rose sul palco del Festival;

2) a un certo punto non si sente in cuffia ma va avanti a sfasciare;

3) finisce la sua esibizione e sorride;

4) entra il conduttore e gioca un po’ sul disastro combinato sul palco;

5) arriva Gianni Morandi a pulire con scopa e paletta;

Bene, da qui subito tutti: ecco, i giovani maleducati! Non hanno più rispetto! Gli basta che non funzioni qualcosa e spaccano tutto! E poi i vecchi a pulire le loro macerie!

Per non parlare del vero e proprio odio che si è scatenato sui social, con orde di commenti carichi di parole irripetibili, dove davvero – lì, sì – è uscita tutta la maleducazione e la mancanza di rispetto di cui siamo capaci.

E nessuno, ma proprio nessuno, che abbia fatto l’unica cosa sensata: andare da Blanco a chiedere spiegazioni.

Se l’avessimo fatto avremmo scoperto delle cose interessanti: che il video della canzone che ha cantato a Sanremo riproduceva esattamente la stessa scena, con lui che distrugge rose. Che Amadeus era perfettamente a conoscenza che la performance sarebbe stata quella, e così tutti i conduttori, Morandi compreso.

Performance brutta? Può essere: ma un conto è dare addosso a un artista perché non ci piace la sua esibizione, un conto è partire con gli strali morali e che generazione di debosciati signora mia.

E noi adulti facciamo così sempre: un ragazzo, o una ragazza, combina un qualcosa che non ci piace e noi abbiamo già deciso che sono irrispettosi, maleducati, senza spina dorsale e tutto il repertorio di luoghi comuni che affibbiamo ai giovani.

Senza chiedere loro spiegazioni. O, chiedendole, senza ascoltarle davvero.

Ci piaccia o no, il rock e la musica sono pieni di scene eccessive come quella di Blanco, ma questo non vuol dire che lui sia un ragazzo cattivo e senza valori (anzi).

Forse, il suo unico difetto è stato quello di non essere stato in grado di spiegarsi: ma a vent’anni questa mancanza gliela si può perdonare, credo.

Quello che non si può perdonare è questa fretta di giudicare sempre i comportamenti dei più giovani, scatenando valanghe di odio gratuito, senza mai avere la cura di dar loro il tempo di mostrarci il proprio punto di vista.

Scopriremmo un sacco di cose interessanti, se solo lo facessimo: per esempio, che questi giovani non sono tutte rose, certo, ma neanche tutte spine come li dipingiamo noi.

L’AUTORE – Enrico Galiano sa come parlare ai ragazzi. In classe come sui social, dove è molto seguito. Insegnante e scrittore classe ’77, dopo il successo dei romanzi (tutti pubblicati da Garzanti)  Eppure cadiamo feliciTutta la vita che vuoi, Felici contro il mondo, e Più forte di ogni addio, ha pubblicato un libro molto particolare, Basta un attimo per tornare bambini, illustrato da Sara Di Francescantonio. È tornato al romanzo con Dormi stanotte sul mio cuore, e sempre per Garzanti è uscito il suo primo saggio, L’arte di sbagliare alla grande.

Con Salani Galiano ha pubblicato la sua prima storia per ragazzi, La società segreta dei salvaparole, un inno d’amore alle parole e alla lingua.

Ora è in libreria per Garzanti con il suo nuovo saggio, Scuola di felicità per eterni ripetenti.

Alla pagina dell’autore tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.

[newsletter]

Fonte: www.illibraio.it