Galiano e le chat degli adolescenti, “che spesso non si accorgono di compiere reati”

di Enrico Galiano | 18.04.2021

Mettiamola così: cosa fareste se qualcuno vi dicesse che c’è una possibilità – remota, ma c’è – che di notte, mentre voi dormite profondamente, vostro figlio o vostra figlia escano di casa e si uniscano a una gang di piccoli delinquenti che vanno in giro a rubare, spaccare cose, fare del male alle persone? Vi mettereste o non vi mettereste a sorvegliare porte e finestre, giusto per togliervi il dubbio?

Perché la situazione non è molto diversa, sapete?

Ma partiamo dall’inizio.

Le goliardate le abbiamo fatte (quasi) tutti. Le caricature horror o demenziali dei nostri prof alle medie impazzavano nei nostri diari, e io ho un ricordo molto poco lusinghiero di me che in seconda media avevo compilato una pagina del mio (ce l’ho ancora in cantina: un diario degli Sturmtruppen) con tutti i soprannomi dei miei compagni, alcuni dei quali apostrofati con termini per i quali probabilmente oggi verrei rubricato come proto-bullo o qualcosa del genere. Brutto e sbagliato, e se potessi mi prenderei a bacchettate sulle dita da solo, così come credo tante persone.

Ma qui arriva il grosso ma.

Un conto è il danno che può fare il diario degli Sturmtruppen, la potenza di fuoco che ti dà una vignetta su un pezzo di carta: un conto è ciò che si riesce a fare con una qualsiasi applicazione del cellulare e un gruppo whatsapp o telegram.

E infatti qui viene il bello. Cioè: il brutto, anzi l’orrido.

Girano nei gruppi whatsapp degli adolescenti italiani cose che, anche a raccontarle, non ci si crede.

Svastiche, immagini orgogliosamente razziste e antisemite, minacce di morte, foto ritoccate dei compagni più fragili o disabili oltraggiati con bestemmie, parolacce, offese di ogni sorta, il tutto ovviamente senza il benestare di chi è oggetto di quelle foto.

Tutto ciò avviene (sempre? spesso? qualche volta? non importa) nella più completa inconsapevolezza di genitori e insegnanti che si ritrovano davanti visini angelici che mai ci si sospetterebbe possano condividere, o addirittura produrre in prima persona, cose così terribili da sconfinare nel penale. Perché sì, di questo si sta parlando: di uno strumento così potente da permettere di commettere veri e propri reati.

Solo che spesso – ho constatato – loro mica lo sanno. Ragazzi e ragazze, dico: non si rendono conto che si parli di violazioni della legge, esattamente come se rubassero o vandalizzassero monumenti in centro. Ti guardano stupiti: “Ma era uno scherzo!”, dicono.

Ora: lasciamo per un attimo perdere tutto il discorso su quanto sarebbe importante un’educazione all’uso e ai rischi della tecnologia fin dalla scuola dell’infanzia, e concentriamoci per il momento sulla cosa importante: andate a prendere il cellulare di vostro figlio o di vostra figlia. Ora. Adesso. E sinceratevi che non faccia parte anche lui o lei di uno di questi gruppi.

Obiezioni possibili:

– “Eh ma mio figlio mi odierà se faccio una cosa del genere!”

Ecco, se questa è la vostra obiezione, mi spiace dirlo: avete bisogno anche voi di un corso sull’uso delle nuove tecnologie. Se avete un figlio minore, non può sottoscrivere un contratto telefonico. Lui lo deve sapere dal giorno zero, che voi avete il diritto – e il dovere! – di sapere che cosa succede dentro una cosa di cui il responsabile legale siete voi genitori. Per cui con calma, senza grossi patemi, dite che dovete esercitare il vostro diritto, e lo tranquillizzate sul fatto che non vi addentrerete a leggere nel dettaglio cosa scrive. Potete farlo anche insieme. Anzi meglio.

– È giusto che un adolescente abbia il suo spazio privato in cui il genitore non entra

Sacrosanto. Ma qui non si tratta di leggere minuziosamente ogni chat: si tratta di controllare se ci sono violazioni del codice penale. E se ci sono, in dieci minuti salteranno fuori, credetemi.

– “Io non avrei mai permesso che i miei mi guardassero il diario!”

Sì, ma non credo voi abbiate usato il vostro diario come arma per andare in giro a menare gli altri. Fatte le dovute proporzioni, è esattamente questo che molti adolescenti italiani fanno col cellulare.

– “Io mi fido! Mio figlio non farebbe mai una cosa del genere!”

La maggior parte delle storie di cyberbullismo che ho sentito hanno come protagonisti ragazzi e ragazze i cui genitori dicevano di loro la stessa identica cosa (e alcuni hanno continuato a dirla anche dopo essere messi di fronte all’evidenza, ad essere sinceri).

Se avete ragione, avrete conferma che avevate ragione. In caso contrario mi ringrazierete.

L’AUTORE – Enrico Galiano sa come parlare ai ragazzi. In classe come sui social, dove è molto seguito. Insegnante e scrittore classe ’77, dopo il successo dei romanzi Eppure cadiamo feliciTutta la vita che vuoi e Più forte di ogni addio, ha pubblicato un libro molto particolare, Basta un attimo per tornare bambini, illustrato da Sara Di Francescantonio. È tornato al romanzo con Dormi stanotte sul mio cuore, e sempre per Garzanti ora è uscito il suo primo saggio, L’arte di sbagliare alla grande (Garzanti).

Alla pagina dell’autore tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.

Fonte: www.illibraio.it