Enrico Galiano: “A scuola si danno troppi compiti?”

di Enrico Galiano | 28.03.2023

Da un po’ non si parla quasi d’altro: a scuola si danno troppi o troppo pochi compiti?

Questo da quando una mamma siciliana si è messa a inveire su TikTok in maniera che potremmo eufemisticamente definire “colorita” contro gli insegnanti del figlio, ripreso sul tavolo in lacrime a causa dei troppi compiti.

“Fate schifo!”, urlava all’obiettivo del suo cellulare, mentre i singhiozzi del figlio arrivavano in sottofondo.

Quando ho visto quel video, come prima cosa ho pensato “Ehi, ok che stamattina mi son svegliato troppo presto, ma addirittura schifo?!”

A tal proposito, apro e chiudo parentesi. Sono sicuro che la signora in questione fosse molto scossa e tutto quanto, ma inveire contro gli insegnanti proprio davanti al figlio è la cosa peggiore che si possa fare: così si tolgono ai ragazzi le sicurezze e, soprattutto, si insegna loro una cultura dell’alibi che, come un boomerang, li colpirà presto in piena fronte.

Detto questo: il problema esiste.

In Italia si danno più compiti che nel resto d’Europa: 8.7 ore settimanali in media, dietro solo ai russi. In Finlandia, per dire, le ore sono poco più di due, e loro hanno i risultati migliori di tutti. E così in Corea.

Già.

Se ne danno spesso troppi e senza una pianificazione reale; senza dedicare poi il giusto tempo alla correzione; soprattutto, infine, senza tenere conto che non tutti gli studenti sono uguali.

Sì, il grosso e vero problema dei compiti per casa è questo: dati nella giusta misura servono, eccome se servono, ma solo a quegli studenti che godono del giusto supporto famigliare e che hanno imparato a pianificare per bene il proprio tempo.

Per gli altri sono spesso fonte di stress, e generano nel tempo sempre più divario, fino a portare a veri e propri fenomeni di demotivazione e rifiuto della scuola.

Dareste mai da aggiustare una macchina a un meccanico senza officina e senza attrezzi? Forse qualcuno può essere così avventato da rispondere sì, ma poi non si deve lamentare se la macchina il giorno dopo cade a pezzi.

Lo stesso con i ragazzi: c’è chi ha i mezzi, e chi no.

Se la scuola desse gli stessi mezzi a tutti – per esempio: orario pomeridiano dedicato esclusivamente ai compiti, per dirne solo una – eccome se il loro svolgimento servirebbe.

Ma poiché, spesso, l’atteggiamento è assegnarli senza neanche controllare quanti compiti hanno dato i colleghi per lo stesso giorno e poi dire semplicemente “Dovete farli, è il vostro dovere!”, ecco che la macchina presto si rompe.

Non si tratta di buonismo: si tratta di non fare parti uguali fra diseguali, come direbbe Lorenzo Milani. Perché è così che si commettono poi le peggiori ingiustizie.

Tre anni di pandemia ci hanno mostrato molto chiaramente che molti, troppi studenti partono già svantaggiati prima ancora di mettere piede in classe: vogliamo essere per loro un ostacolo o un aiuto a raggiungere i loro traguardi?

L’AUTORE – Enrico Galiano sa come parlare ai ragazzi. In classe come sui social, dove è molto seguito. Insegnante e scrittore classe ’77, dopo il successo dei romanzi (tutti pubblicati da Garzanti)  Eppure cadiamo feliciTutta la vita che vuoi, Felici contro il mondo, e Più forte di ogni addio, ha pubblicato un libro molto particolare, Basta un attimo per tornare bambini, illustrato da Sara Di Francescantonio. È tornato al romanzo con Dormi stanotte sul mio cuore, e sempre per Garzanti è uscito il suo primo saggio, L’arte di sbagliare alla grande.

Con Salani Galiano ha pubblicato la sua prima storia per ragazzi, La società segreta dei salvaparole, un inno d’amore alle parole e alla lingua.

Ora è in libreria per Garzanti con il suo nuovo saggio, Scuola di felicità per eterni ripetenti.

Alla pagina dell’autore tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.

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Fonte: www.illibraio.it