Genitori-scrittori a confronto: Giada Sundas e Matteo Bussola si raccontano (col sorriso)

di Redazione Il Libraio | 13.07.2017

Oggi si parla tantissimo di madri, padri, figli, famiglia. Con toni e punti di vista diversi. Sui social, in tv, sui giornali, in libreria, nei film, nelle serie tv…

matteo bussola - notti in bianco, baci a colazione

Abbiamo chiesto a un papà e una mamma speciali, due scrittori molto amati dai lettori, due autori auto-ironici e seguiti sui social di confrontarsi: i protagonisti di quest’intervista doppia sono Matteo Bussola, autore nel 2016 bestseller Notti in bianco, baci a colazione (Einaudi Stile Libero), in cui narra la sua esperienza di padre, e Giada Sundas, che ha da poco esordito con un romanzo in cui racconta la sua esperienza di mamma “imperfetta”: Le mamme ribelli non hanno paura (Garzanti), il racconto disincantato di come la sua bambina, Mya, è venuta al mondo, e di come è diventata tutta la sua vita…

Giada sundas - le mamme ribelli non hanno paura

Con Notti in bianco, baci a colazione, Bussola propone una galleria di momenti quasi poetici nel loro realismo, raccolti come piccoli istanti esemplificativi di cosa significa essere un genitore, dalle trecce riuscite sbilenche alle scarpe da allacciare per la prima volta. Dal canto suo, la mamma “ribelle” Giada è sempre alle prese con qualche piccolo “disastro”.

Ecco il risultato del loro incontro…

Nome
-Giada.
-Matteo Bussola.

Professione
-G.S.: Posso dire che sono una scrittrice? Ho scritto un libro, è un requisito sufficiente?
-M.B.: Fumettista, scrittore, padre. Non necessariamente in quest’ordine.

Titolo del libro
-Le Mamme Ribelli Non Hanno Paura (Garzanti).
Notti in bianco, baci a colazione (Einaudi Stile Libero).

Quanti figli?
-Ho una figlia sola. Per ora il numero resterà invariato.
-Ho tre figlie. Di quattro, sei e dieci anni.

Numero di pannolini cambiati
-Se mi avessero dato un euro per ogni pannolino cambiato, sarei comunque povera. Però tanti, dai.
-I pannolini non si cambiano, ti cambiano. Generalmente per sempre.

Ore di sonno perse
-Vivo in una costante veglia da tre anni.
-Incalcolabili. Tantissima vita guadagnata, però.

Il Rimedio per farli smettere di piangere
-A volte, quando frigna incontrollabilmente, la imito. Le dà così fastidio che smette per chiedermi di smettere.
-Metterti a piangere anche tu.

Il suo atto ribelle preferito
-Butto i lavoretti di foglie secche e rigatoni.
-Vivere amando ciò che si fa, che è più difficile che fare ciò che si ama.

Il suo bacio preferito
-Di dama. Al cioccolato.
-Quelli nuovi al cioccolato bianco.

Cosa pensa ogni volta che la/li guarda negli occhi
-“Sei così bella, amore mio, speriamo che non diventi pelosa come me.”
-Che quegli occhi contengono tutte le mie ragioni.

La sua playlist da quando è mamma
-Sono tre anni che ascolto solo canzoni di cantanti spagnoli a comparsa stagionale. Alvaro Soler mi ha fatto passare l’estate peggiore della mia vita.
-“Viva la gente”, “Il coccodrillo come fa”, “La canzone della cacca” (esiste, giuro).

L’aeroplanino funziona ancora per farli mangiare?
-No, adesso va forte “apri che ti installo l’app”.
-Non ha mai funzionato, in verità. L’aeroplanino è una di quelle leggende genitoriali che si tramanda da generazioni, senza un vero perché. Un po’ come quella storia che per farli abituare a dormire da soli devi lasciarli piangere per ore nel loro lettino, senza cedere e portarteli nel lettone. Tutti i genitori con un principio di ernia al disco a forza di calci nella schiena – dunque: tutti – sanno che è una balla.

Il cartone animato che odia di più
Dora l’Esploratrice. Dovrebbe essere un cartone animato interattivo, di quelli in cui i personaggi fanno le domande e i bambini, da casa, devono rispondere. Capita quindi che Dora chieda “qual è stata la tua parte preferita” e io le risponda “quella in cui te ne sei andata affa…”.
-La dannata Dora L’Esploratrice, senza dubbio.

Il perché più strano che le ha chiesto
-Mi è capitato che mi chiedesse perché papà fosse più bello di me.
-“Papà, ma perché in cielo non ci andiamo da vivi?”.

La prima parola che ha detto
-Papà, per l’appunto.
-La prima parola della maggiore è stata “mamma”. La prima parola della media è stata “papà”. La prima parola della più piccola è stata “cacca”, ma l’ha detta guardandomi, e da lì si è capito subito che era una tipa sveglia.

Tre aggettivi per le sue vacanze
-Non ho tre aggettivi, ma te le descrivo comunque brevemente:
“Quanto manca?”
“Siamo arrivati?”
“Quando torniamo a casa?”

-Brivido, terrore, raccapriccio.

Il momento con tua figlia/con le sue figlie che non dimenticherà mai
-Memorabile il giorno in cui ha scoperto che i bambini, nelle pance delle mamme, li mettono i papà. Per associazione ha creduto che tutte le donne incinte le avesse messe incinte suo padre.
-A parte quando sono nate, direi che non c’è un momento particolare. Ogni giorno contiene bellezza, sguardi, domande nelle quali puoi scoprire nuovi punti di vista sul mondo, basta solo prendersi il tempo per guardare e ascoltare. Potrei dire, perciò, che da quando sono diventato padre quel che cerco di non dimenticare mai è: presta attenzione, sempre. Perché la vita che ti passa davanti, soprattutto la loro, è diversa ogni giorno. E non sono previste repliche.

L’ultima volta che ha fatto una doccia senza essere disturbata/o
-Non ho mai fatto una doccia senza essere disturbata. Ho anche provato ad aprire poco l’acqua, con la pressione di uno sputo moscio, ma se n’è accorta lo stesso e si è lanciata dentro vestita.
-Il nostro bagno è senza porta. Vale come risposta?

Il desiderio più grande per i figli
-Sogno un mondo di donne libere, libere di scegliere cosa fare con la propria carriera, con i propri vestiti, con il proprio utero e tutto ciò che vi è collegato. Per lei sogno un mondo dove non esistono appellativi osceni per categorizzare una donna che esercita la potestà sul suo corpo, soprattutto, sogno un mondo in cui non esista più il tabù dello scaccolarsi in pubblico.

-Che possano avere il coraggio di deludere tutte le nostre aspettative, pur di rispettare la loro verità.

 

Fonte: www.illibraio.it