L’ode alle donne dimenticate dai dizionari ne “Il quaderno delle parole perdute”

di Redazione Il Libraio | 10.06.2021

La manager Maria Beatrice Giovanardi, emiliana di nascita e inglese di adozione, ha portato avanti per più di un anno una battaglia affinché l’Oxford English Dictionary aggiornasse la definizione della parola woman, non solo moglie o fidanzata di un uomo, e correggesse i termini sessisti.

Alla fine la richiesta è stata accolta e ha portato alla modifica parziale della definizione di donna, oltre che all’eliminazione di alcuni suoi sinonimi dispregiativi (la battaglia è invece ancora aperta in Italia, dove proprio di recente, sotto la voce donna del dizionario Treccani, è stato stabilito che non appariranno più i sinonimi dispregiativi e misogini associati a buona donna, che sono stati spostati sotto prostituta).

Ed è proprio la storia della compilazione dell’Oxford English Dictionary a collocarsi al centro del romanzo d’esordio di Pip Williams arrivato da poco nelle librerie italiane, Il quaderno delle parole perdute (Garzanti, traduzione di Stefano Beretta), che in una dimensione tra finzione e realtà ricostruisce l’operato di una squadra di lessicografi guidati da James Murray nel XIX secolo.

Murray iniziò infatti a compilare il dizionario nel 1879, anche se al momento della sua morte (avvenuta nel 1915) il dizionario era ancora incompiuto e fu portato a termine dai suoi colleghi redattori solo nel 1989. Williams, nata a Londra e cresciuta in Australia, ha voluto raccontare questa storia dopo aver scoperto che la prima versione del dizionario non conteneva parole che parlavano delle donne, del loro modo di essere e delle loro esperienze. Parole rivoluzionarie che finalmente avrebbero dato spazio ai loro sogni e alle loro speranze.

Copertina del libro Il quaderno delle parole perdute

Partendo da questo elemento, quindi, la scrittrice e giornalista ha immaginato di scrivere il suo inno di potente attualità, venduto in oltre 20 Paesi e da un anno in vetta alle classifiche australiane, ambientando la sua vicenda a Oxford, quando la protagonista della storia è ancora una bambina. Lì, nascosta sotto un immenso tavolo di legno dello Scriptorium nel giardino segreto della città, la piccola Esme ruba parole scritte su bianchi fogli. Parole che il padre lessicografo scarta mentre redige il primo dizionario universale.

Più Esme cresce, più capisce che le definizioni che non compariranno nel lemmario ufficiale hanno qualcosa in comune: parlano delle donne, del loro modo di essere, delle loro esperienze. Escluderle significa non dar loro una voce, guardare il mondo da un unico punto di vista, soffocare possibilità e speranze. Eppure c’è chi fa di tutto per farle scomparire per sempre.

Anni dopo, Esme è determinata a fare in modo che questo non accada. Per tutta la vita ha collezionato quelle parole con l’intenzione di proteggerle, perché ha un sogno: scrivere un dizionario delle donne, che restituisca a ciò che è andato perduto il rispetto che merita. Per farlo deve combattere contro chi non la pensa come lei. Ma a darle coraggio ci sono tutte le donne che da secoli non aspettano altro che far parte della storia e non essere dimenticate

Fonte: www.illibraio.it