Quello che c’è da sapere sulle api (e sul perché dobbiamo difenderle)

di Chiara Moscardelli | 17.09.2015

Dopo il grande successo de Il sentiero dei profumi, Cristina Caboni torna in libreria con un’altra protagonista forte e sensibile. Un’apicoltrice capace di svelarvi tutti i segreti del miele:  La custode del miele e delle api (Garzanti). Perché c’è un miele adatto a ognuno di noi, c’è un miele per ogni sfumatura della vita. Il miele di girasole, passione e sensualità. Il miele di mandorlo, allegria. Il miele di castagno, costanza e coraggio Il miele di erica, bellezza e serenità…. Il miele è da sempre un alimento che incuriosisce, di cui ci nutriamo. Ma le api spesso ci fanno paura.
L’autrice risponde a tutte le nostre curiosità e ci insegna come non bisogna avere paura di loro. Le api ci aiutano a vivere meglio e sono un elemento imprescindibile del nostro ecosistema. Impariamo da loro come rendere più armoniosa ed equilibrata la nostra vita.

Quando siamo all’aperto, magari a pranzo, se un’ape ci ronza intorno ci spaventiamo, urliamo e ci agitiamo. Sono davvero così pericolose?
“Le api si nutrono di nettare. Il loro istinto le porta a visitare i fiori e a curarsi esclusivamente di loro. Sempre per istinto difendono l’alveare e pungono solo come ultima risorsa. Si tratta di un gesto estremo e finale, poiché le condanna alla morte. Se un’ape ci ronza intorno restiamo calmi e allontaniamoci. Probabilmente siamo capitati nel loro corridoio di volo, o accanto a una colonia. L’ape si allontanerà e tornerà ai suoi compiti. Spesso, tuttavia, le api vengono confuse con le vespe che invece accorrono a frotte in occasione di merende campestri e pic-nic e, in quanto onnivore, non si preoccupano affatto di mordere e pungere pur di accaparrarsi qualche briciola. Api e vespe sono molto diverse, attenti a non cadere in errore”.

Dobbiamo temerle?
“Questo dipende molto dal nostro comportamento e dalle nostre intenzioni. L’unica condizione di reale pericolo è per le persone che sono allergiche al veleno dell’ape. Non bisogna mai sottovalutare le conseguenze di un’allergia, ma allo stesso tempo non bisogna generalizzare”.

Si dice che le api costruiscano una vera e propria famiglia. Un po’ come noi… In che modo? Come sono strutturate?
“Le api sono insetti sociali, vivono insieme e si prendono cura l’una dell’altra. Abitano in una struttura complessa, una meraviglia ingegneristica chiamata alveare composta dai favi di cera. Il cuore dell’alveare, quindi della famiglia, è la regina. Lei depone le uova garantendo il ricambio delle api. La regina viene accudita dalle api nutrici che si occupano di lei. Senza queste api non potrebbe sopravvivere. Tra di esse c’è un legame molto stretto e tutte vivono in virtù del bene comune”.

Che cos’è l’ape regina e come e quanto vive?
“Credo che sia una delle creature più misteriose e intriganti. È la madre delle api, è colei che decide del buon andamento dell’alveare grazie alle sostanze che emana. Queste sostanze sono le direttive che poi le api seguiranno. È sempre l’ape regina che, spiccando il volo dall’alveare con la propria corte, fonda una nuova colonia. La sua gestazione e la nascita sono ancora oggi un mistero perché le uova dalle quali nasce una regina, o un’ape operaia, sono identiche. Il materiale genetico infatti è assolutamente il medesimo. Ma dall’uovo nutrito esclusivamente con la pappa reale nascerà dopo sedici giorni una principessa che potrebbe vivere anche fino a diversi anni. Mentre da quello nutrito per tre giorni con la pappa reale e in seguito esclusivamente con il miele ventuno giorni dopo nascerà un’ape operaia. La durata della sua vita va, invece, dai quaranta giorni a un massimo di sei mesi. Tutto questo è strabiliante”.

Dicono che nel processo di estrazione del miele molte api vengano uccise. Per questo i vegani non mangiano il miele, perché è un prodotto che deriva dallo sfruttamento delle api e dagli stressanti metodi industriali adoperati che causano la loro morte. E’ tutto vero?
“Purtroppo esiste molta disinformazione a riguardo. Le api sono il bene più prezioso per l’apicoltore che giornalmente è costretto a battersi per la loro sopravvivenza. Sapete che le api ormai non sono più in grado di vivere in colonie autonome? Gli ultimi trent’anni sono stati terribili. Accerchiate da pesticidi sempre più letali, inquinamento, malattie e parassiti il loro numero è calato drasticamente. E tra le api e la loro scomparsa gli unici a essersi schierati al loro fianco, letteralmente, sono gli apicoltori. Sono loro che si occupano di spostare gli alveari in luoghi più sicuri, nutrono le famiglie quando non ci sono fioriture, le pareggiano se diventano troppo deboli, si adoperano per il loro benessere perché un alveare che nutre di ottima salute significa benessere anche per l’apicoltore, per la natura, per l’ambiente. Le api vivono durante tutto l’anno in una cassa che si chiama arnia e solo durante le maggiori fioriture, e dopo aver inserito l’escludi-regina, viene sovrapposto un ulteriore modulo chiamato melario. Mentre nell’arnia o nido si trovano la covata e le scorte, sul melario le api mettono il miele in eccesso, che ripeto si ottiene solo nei momenti di maggior abbondanza. Dunque NON si tocca mai il miele del nido e si raccoglie solo quello in eccedenza. Quando è arrivato il momento della raccolta, i melari vengono posizionati sulle arnie in modo che le api possano abbandonarli. Prima del trasporto i melari vengono soffiati. In questo modo se qualche ape è rimasta incastrata tra i telai può rientrare nell’alveare. Una volta portati a destinazione avviene la lavorazione. Il miele viene estratto dai telai del melario per mezzo di una semplice centrifuga chiamata smielatore. Il tutto viene fatto in laboratori dove non ci sono api. Successivamente il miele viene convogliato in un contenitore d’acciaio: il maturatore. Qui decanta, ossia la cera sale in superficie e il miele scende. Quando il miele sarà maturo verrà trasferito in contenitori adatti. Questo è il modo in cui noi, e tutti gli apicoltori che conosco, lavoriamo”.

Gli apicoltori imbottiscono le api di farmaci per tenerle in vita?
“No. A tenerle in vita è la nostra ostinazione, la nostra passione, il nostro amore per la natura. Le api sono estremamente sensibili alle molecole chimiche, muoiono se vengono a contatto con molte di esse. Per questo sono le sentinelle dell’ambiente e non possono vivere nei territori contaminati. Dunque la teoria che le api vivano grazie ai farmaci è un controsenso. Non sarebbe possibile. I principi attivi dei pochissimi rimedi autorizzati dallo stato italiano sono a base di estratti naturali e biologici, o in soluzioni così infinitesimali da non compromettere assolutamente la salute delle api”.

Quanto sono importanti invece le api per il nostro ecosistema?
“Non sono semplicemente importanti, sono fondamentali. Dal loro lavoro di impollinazione dipende la quasi totalità della produzione agricola coltivata e spontanea. E di tutto ciò che da essa deriva. In alcune regioni della Cina dove l’ambiente è così estremamente inquinato da aver ucciso ogni insetto pronubo, gli uomini salgono sugli alberi e con piume di uccello cosparse di polline tentano di fare ciò che in natura le api fanno da millenni. Ma non sarebbe stato meglio pensarci prima? Il risultato dei loro sforzi è quasi ridicolo. Ed è un monito per tutti. Se muoiono le api noi non avremo scampo”.

Come possiamo essere certi di comprare un miele fatto in modo etico?
“Vi ho raccontato come noi curiamo le api e come loro si prendono cura di noi. Questo genere di rapporto si sviluppa sul campo giorno dopo giorno, vivendo l’uno al fianco dell’altro. Nel giardino della mia casa tengo i nuclei ossia le famiglie giovani che hanno bisogno costante di monitoraggio e attenzioni. Il mio bene è commisurato a quello dei miei alveari. Credo di poter consigliare a tutti di comprare il miele dagli apicoltori della propria zona. Parlate con loro, raccontate i vostri dubbi, visitate gli apiari. Il miele è un prodotto vivo, che ha tanto da dire sul luogo dove nasce. Il miele è lo specchio del territorio”.

*L’autrice dell’intervista è in libreria con il romanzo Quando meno te lo aspetti (Giunti), ed è addetta stampa della casa editrice Garzanti.

Fonte: www.illibraio.it