“Ti cercherò dovunque tu sia” di Ronald H. Balson, storia di giustizia ed espiazione

di Redazione Il Libraio | 20.03.2022

Con il romanzo Ti cercherò ovunque tu sia (Garzanti, traduzione di Roberta Scarabelli) Ronald H. Balson torna alle atmosfere del suo primo bestseller, Volevo solo averti accanto, un successo internazionale.

Avvocato e docente universitario a Chicago, Balson racconta un’altra storia di giustizia ed espiazione, guidandoci in uno dei periodi più cupi del nostro passato.

La trama del romanzo porta infatti in Polonia, nel 1939. Da quando a Lublino sono attraccate le navi con la svastica, nulla è più come prima. Lo sa bene Eli che, insieme alla moglie Esther e al figlio, è stato costretto ad abbandonare la sua casa e a cucire sul cappotto la stella di David. Portare quel simbolo sul petto è una condanna, ma Eli è determinato a fare di tutto per proteggere la sua famiglia. Persino a collaborare con Max, un imprenditore nazista che gli promette la salvezza in cambio del suo lavoro. Ormai sono passati molti anni dalla guerra.

Eli e suo figlio sono sfuggiti alla morte scappando negli Stati Uniti, ma non hanno dimenticato il sorriso di Esther, portata via per sempre proprio dall’uomo che aveva giurato di tenerli al sicuro. Eli non può e non vuole dimenticare quel sorriso. È la ragione che gli permette di lottare ogni giorno. Perché tutto l’orrore che ha vissuto non è riuscito a intaccare il suo senso di giustizia, e ora è arrivato il momento di dare la caccia a Max. Sa che non sarà semplice dimostrare i crimini e le bugie con cui ha ingannato non solo lui, ma anche migliaia di altri ebrei. Eppure, giorno dopo giorno, grazie alle testimonianze di altri sopravvissuti, Eli mette insieme tutto ciò che serve per istruire un processo. Ora deve solo trovare il colpevole. A qualsiasi costo.

Ti cercherò ovunque tu sia

Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice, proponiamo un estratto:

(Cap 16 Föhrenwald p 91)

Campo profughi di Föhrenwald
Zona americana
Luglio 1946

Dopo la riunione del comitato del campo profughi, il mese precedente, non si era più parlato del borsanerista che si faceva chiamare Max. I residenti del campo erano stati esortati a riferire qualsiasi informazione a Bernard Schwartz, il direttore eletto, ma nessuno si era fatto avanti e Bernard fu costretto a concludere che la voce sui visti in vendita non era altro che una frottola. Bernard bussò alla porta di Eli nel tardo pomeriggio. «Ho due favori da chiederti, Eli. Per prima cosa, ho bisogno che qualcuno venga con me e Daniel a pattugliare il campo stanotte. Ci risiamo con i macellai. Abbiamo appreso che arriverà una spedizione segreta di carne. Loro la taglieranno per venderla domani.» «Chi sono “loro”?» «Be’, questa volta non ne siamo sicuri. Ecco perché pattuglieremo in giro alle quattro di notte. Se si accenderanno le luci in una stanza del seminterrato, sapremo che sono loro e faremo entrare la polizia del campo.» Eli annuì. «Verrò con voi ma, lascia che te lo dica, vendere carne a profughi affamati non mi sembra un crimine così grave. Cosa c’è di così sbagliato nel macellare la carne per le persone che se lo possono permettere? Immagino che le mucche siano legalmente acquistate dagli agricoltori della zona. Non fanno del bracconaggio, vero?» Schwartz scosse la testa. «No, comprano le mucche dagli allevatori bavaresi, poi le macellano di nascosto qui nel campo. Tutto rigorosamente kosher. Sotto la supervisione di un rabbino.» «Quale rabbino?» «Non lo sappiamo ancora. Però, Eli, è sbagliato e ingiusto. La maggior parte dei nostri residenti è arrivata al campo profughi di Föhrenwald senza niente. Alcuni erano a malapena vivi. Tu, tra tutte le persone, dovresti saperlo. Quando sei arrivato con Izaak, un anno fa, eri solo l’ombra dell’uomo che sei oggi. Föhrenwald si affida all’UNRRA per le forniture di cibo e provviste. Infatti, proprio oggi abbiamo ricevuto la notizia che ventinove navi dell’UNRRA, cariche di cibi americani, hanno lasciato New York dirette ai campi profughi europei. Quando arriverà la nostra quota, verrà distribuita in modo equo. È importante che nessuno riceva più degli altri: ottanta grammi di carne o pesce a persona al giorno, tutto qui. Quindi capirai che, quando la carne viene venduta con il favore delle tenebre per soldi o altri beni, non solo vengono violate le regole del campo, ma si mina anche il nostro senso di comunità.» Eli annuì. «D’accordo, capisco. Posso chiederti una cosa a proposito della riunione del mese scorso?» Bernard inarcò le sopracciglia. «Un po’ burrascosa, vero?» «Indubbiamente», commentò Eli, «però…» «A volte le riunioni sono così. Tra i profughi qui a Föhrenwald c’è un costante livello di stress. La gente è frustrata. Tutti vogliono sapere quando verranno liberati dall’ennesimo campo, per poter cominciare una nuova vita. Impossibile biasimarli.» «No, non li biasimo, ma durante la riunione si è discusso di un uomo che vende visti al mercato nero. Hai avuto qualche informazione più specifica su quell’operazione o sull’uomo che si fa chiamare Max?» «No. Quindi tu lo conosci?» «Be’, forse, ed è per questo che te lo chiedo. Quando abitavo a Lublino conoscevo un uomo che corrispondeva alla descrizione, ma ero sicuro che fosse morto nel 1943.» «Come facevi a esserne sicuro?» Eli si strinse nelle spalle. «L’ho visto portare via. Era un faccendiere, ma ha fatto il doppio gioco con le persone sbagliate.» «Un faccendiere?» Eli annuì. «Il più abbietto della sua specie. Subito dopo l’occupazione entrò in combutta con gli ufficiali nazisti. Era un informatore. Si aggirava per la nostra comunità ficcando il naso per conto delle SS, denunciando gli ebrei, scovando i membri della resistenza, rifornendo i campi di lavoro nazisti. Poi si mise a fare il doppio gioco vendendo favori alla gente. A una cifra pattuita, poteva procurarti del cibo quando le tue razioni erano finite, farti conservare la tua casa quando i vicini perdevano la loro o procurarti un documento d’identità che ti risparmiava dalla deportazione.» «Come facevi a conoscerlo?» Eli fece un verso sprezzante. «Mio padre gli diede un lavoro quando non aveva un soldo in tasca. Gli insegnammo a vendere e poté permettersi una vita comoda. Divenne un damerino: vestiti eleganti, scarpe lucidissime, arie d’importanza. Era totalmente privo di scrupoli, una persona spregevole. Durante l’occupazione sapevamo benissimo cosa facesse, ma quando hai le spalle al muro e lui è la tua unica speranza… be’, fai quello che devi fare. Alla fine, ci tradì tutti. Se la persona che vende i visti al mercato nero è davvero Maximilian, arriveremo a una resa dei conti e avrò le mie risposte. E questa è una promessa.»

(continua in libreria…)

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Fonte: www.illibraio.it