Per Enrico Galiano il segreto di un buon insegnante è semplice: “Non ti ascoltano, se tu per primo non li ascolti”. Galiano, scrittore e prof di Pordenone, classe ’77, dopo il successo di Eppure cadiamo felici, torna in libreria, sempre per Garzanti, con il romanzo Tutta la vita che vuoi, che racconta da vicino gli adolescenti di oggi.
E veniamo alla trama del nuovo libro, scritto da un autore molto seguito sui social: tre ragazzi. Ventiquattr’ore. Una macchina rubata. Una fuga. Una promessa. Perché ci sono attimi che contengono la forza di una vita intera. Così intensi da sembrare infiniti. È un susseguirsi di quei momenti che Filippo Maria vive il giorno in cui, per la prima volta, riesce a rispondere a tono al professore di fisica che lo umilia da sempre. Appena fuggito da scuola vuole solo raggiungere Giorgio, il suo migliore amico che, immobile di fronte a una chiesa, si chiede perché non sia ancora riuscito a piangere al funerale del fratello. Poco dopo incontrano una ragazza che corre a perdifiato: è Clo. Basta uno scambio di sguardi e i tre si capiscono, si riconoscono, si scelgono. La voglia di vivere e di cambiare che hanno dentro è palpabile, impressa nei loro volti. Si scambiano una promessa: ognuno di loro farà quell’unica fondamentale cosa che, di lì a vent’anni, si pentirebbe di non aver fatto. Anzi, lo faranno insieme: Clo sa come aiutarli. Basta scrivere su un biglietto cosa li renderebbe felici. Lei ne ha uno zaino pieno, di motivi per cui vale la pena vivere: le nuvole quando sembrano panna o l’odore della carta di un libro… Ora spetta a Giorgio e Filippo trovare il loro motivo speciale per cominciare a vivere senza forse, senza dubbi, senza incertezze. Ma non sempre chi ci è accanto è sincero del tutto. Clo non riesce a condividere con loro la sua più grande speranza per il futuro. Perché a diciassette anni è difficile lasciarsi guardare dentro e credere che esista qualcuno pronto ad ascoltare i segreti che non siamo pronti a rivelare. Per farlo non bisogna temere che la felicità arrivi per davvero e afferrarla.
Nel nuovo romanzo di Galiano, autore di numerosi articoli per ilLibraio.it, i tre protagonisti parlano di loro stessi, delle loro paure, delle loro speranze e imparano che per sentirsi vivi c’è solo una cosa da fare: mettersi in gioco, rischiare qualcosa di vero.
Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice, proponiamo un capitolo:
Clo adesso apre lo zainetto, ci infila la mano dentro, prende una manciata di foglietti a caso e li mette in mano a Giorgio.
«È probabilmente la cosa più mia che esista al mondo e voi siete gli unici a cui la sto raccontando, non so neanche perché», si raccomanda. Giorgio intanto ne distribuisce un po’ a Filippo Maria, che commenta: «Forse perché noi due siamo i due fighi più fighi che tu abbia mai incontrato?».
Clo lo guarda seria, senza rispondere. Poi loro li dispiegano e iniziano a leggerli.
«198. Chiudere gli occhi davanti al mare e ascoltare il rumore delle onde.»
«7. I cerchi concentrici della prima goccia di pioggia su una pozzanghera o su un fiume.»
«23. Andare in bicicletta con le cuffie nelle orecchie e cantare con tutta la voce che hai in corpo fregandotene se sbagli le parole o se tutti ti guardano come se fossi pazza, anzi meglio.»
«99. Leonardo Di Caprio.»
«Che ro-roba è?», chiede Giorgio.
«Sono i 215 motivi per cui vale la pena vivere.»
«E perché proprio 215?!» fa Filippo Maria, cercando di decifrare il 170.
«Perché sono arrivata a 215. Quando scoprirò il duecentosedicesimo saranno 216.»
Filippo Maria guarda Giorgio. Giorgio guarda Filippo Maria. Effettivamente, questa cosa è talmente strana che l’istinto di ridere è forte, ma gli occhi di Clo sono un chiaro avvertimento che è meglio di no.
«Eee…» inizia a dire Filippo Maria, ma senza finire la domanda. Quello che vorrebbe chiederle è perché stia compilando una lista di cose per cui vale la pena vivere, attualmente arrivata a 215. Clo intuisce il finale e lo anticipa rispondendo: «Perché la vita può essere una merda, ragazzi. E quando lo è, lo sa essere proprio tanto. E lo so che lo sapete anche voi».
Né l’uno né l’altro dicono niente. È il loro modo di dire che sì, lo sanno.
«E allora Cosimo, questo educatore mio amico, un giorno quando gli ho chiesto se c’era un modo per non farsi sopraffare da tutto questo, per non dargliela vinta a quei pensieri che ti vogliono far spegnere la luce, mi ha detto: “Quando vedi qualcosa che ti tocca dentro, devi fare solo una cosa: facci caso. Non lasciarla scorrere come se niente fosse. E fallo tutte le volte che puoi”.»
«Ok, ma…» prova a dire Filippo, che ancora non è riuscito a decrittare cosa c’è scritto sul foglietto con il numero 170. Clo allora glielo strappa di mano e fa: «Da quel giorno, quando mi arriva addosso qualcosa per cui vale la pena vivere, non me ne frega niente di quanto possa sembrare piccolo, o stupido: ci faccio caso, e me lo scrivo. E qui c’è scritto: 170. Camminare a piedi nudi sull’erba bagnata».
«Ah.»
«Poi, in quei momenti in cui proprio non gira, e tutto mi sembra spento, prendo il mio zainetto, lo rovescio sul letto e mi metto a leggerli tutti. Uno per uno. E allora per qualche istante mi sento fortunata, perché vivere è un sacco di cose brutte, è vero, e a volte costa proprio tanto, ma dentro ognuno di questi stupidissimi foglietti stropicciati, almeno per cinque minuti, mi sembra di leggerci che lo vale, sì insomma che forse lo vale, il prezzo del biglietto», fa infine Clo, ributtando tutti i foglietti nello zaino. «O almeno così mi piace credere», aggiunge.
Giorgio guarda verso il basso, riflette, poi fa: «Ma è ti-tipo quel post che gira tanto sui social, quello che dice di ce-cercare la felicità nelle piccole cose?».
Clo lo fulmina con lo sguardo, come avesse detto la più grande eresia mai pronunciata, e non risponde nemmeno.
Poi, senza neanche aspettare eventuali risposte o commenti, esce dalla macchina ed entra a passo svelto nel negozio.
(continua in libreria…)
Fonte: www.illibraio.it