L’atteso ritorno in libreria di uno dei personaggi più amati di Eppure cadiamo felici, il primo romanzo di Enrico Galiano: il professor Bove.
Arriva infatti in libreria per Garzanti Una vita non basta. Al centro della trama Teo, che non solo è stato bocciato in secondo liceo ma, soprattutto, ha fatto qualcosa di davvero sbagliato. Lui sa che è così, sa che è giusto che sia stato punito con diverse ore di lavori socialmente utili.
Eppure sa anche che quando sente quella strana forza, quell’istinto che non riesce a tenere a bada, non può fare altro che seguirli. E la maggior parte delle volte lo portano a fare cose di cui si pente. Non ne ha mai parlato con nessuno. Nemmeno con la sua migliore amica Peach, l’unica che lo capisce, né tanto meno con i suoi genitori che sembrano anni luce lontani da lui.
Tutto cambia, però, quando su una panchina del parco incontra un signore anziano che dice di essere un ex professore e di chiamarsi Bove…
L’uomo, giorno dopo giorno, lo porta nei posti più disparati e parla di miti greci e filosofi in un modo che Teo non ha mai sentito. Quelle parole però lo spronano a osare, a porsi le domande giuste, a non arrendersi, a capire. Così Teo è pronto per parlagli di quella “cosa” che sente dentro a cui non sa dare un nome, che sembra guidare le sue azioni e i suoi pensieri.
Quella “cosa” che lo fa sentire diverso e imperfetto. Bove gli fa capire che non è solo, che tutti sono in cerca di qualcosa. Tutti sono in cerca del motivo per cui vivere, dell’unico dono che rende speciali. Per capire cosa sia a volte non basta una vita. Ma non si deve smettere di tentare, di provare, anche di fallire. Per trovare sé stessi bisogna perdersi, ritrovarsi e perdersi ancora…
Enrico Galiano, insegnante e scrittore friulano classe ’77, in classe come sui social, dove è molto seguito, sa come parlare ai ragazzi. Dopo il successo di romanzi (tutti pubblicati da Garzanti) come il già citato Eppure cadiamo felici, Tutta la vita che vuoi, Felici contro il mondo, e Più forte di ogni addio, ha pubblicato un libro molto particolare, Basta un attimo per tornare bambini, illustrato da Sara Di Francescantonio. È poi tornato al romanzo con Dormi stanotte sul mio cuore, e sempre per Garzanti è uscito il suo primo saggio, L’arte di sbagliare alla grande. Con Salani Galiano ha quindi pubblicato la sua prima storia per ragazzi, La società segreta dei salvaparole. Ed è poi uscito, ancora per Garzanti, il suo secondo saggio, Scuola di felicità per eterni ripetenti. Il suo ultimo romanzo è invece Geografia di un dolore perfetto (Garzanti).
Qui è possibile leggere tutti gli articoli scritti da Galiano per il nostro sito, con cui collabora con costanza da diversi anni.
Per gentile concessione dell’editore, su ilLibraio.it pubblichiamo un estratto del libro:
Nessuno sa cosa fa Teo certe sere, quando è abbastanza lontano dagli occhi di tutti. E nessuno lo deve sapere.
Perché succede? Lui non lo sa: sa solo che è lei, la Cosa.
La chiama così perché non sa come chiamarla.
C’è, tutto qui.
Come fai a spiegare una roba del genere? Non puoi, e infatti questo è l’unico modo in cui Teo ci riesce. Perché perfino lui fa fatica a capire cosa gli succede, ogni tanto.
È come una presenza. Una forza. Un istinto. E non c’è verso di tenerla a bada, quando si presenta.
La Cosa.
Animale silenzioso, vive e respira dentro di lui. Per un paio di secondi, per cinque minuti, a volte anche per un’ora intera, decide lei cosa dire, cosa pensare, cosa fare. E lo fa. Sta lì, nascosta al buio, ma da quel buio schiaccia pulsanti, suggerisce idee, è una mano che spinge.
Sente i suoi passi, ogni tanto, a volte quasi l’odore, ma Teo non l’ha mai vista. Si muove nell’ombra, e da quell’ombra muove lui.
La chiama la Cosa perché è un po’ come dire It, in inglese, un neutro che indica ciò che non è ben definito. E poi It è il personaggio del suo romanzo preferito, anche se la Cosa non assomiglia a un pagliaccio coi denti aguzzi nascosto nello scolo di un marciapiede. Non assomiglia a niente perché non ha proprio forma, non ha dei contorni: o, se ce li ha, Teo non li ha mai visti. È un’orma sulla sabbia, un rumore di fondo. Sai che è lì, ma non sai dove.
Non è proprio come avere un amico immaginario: è più
come un ospite che vive dentro di lui, inquilino abusivo della sua casa. A volte è una voce, a volte una sensazione, a volte niente di tutto questo. Semplicemente, è qualcuno che prende possesso della sua torre di controllo. E da un po’ gli fa fare anche cose che Teo non ha il coraggio di confessare nemmeno a Peach.
Un giorno gli passerà e soprattutto capirà cos’era questa Cosa che gli si agitava dentro: e allora forse potrà dire a qualcuno che cosa faceva quando aveva sedici anni e soprattutto perché. Adesso, quel perché, non lo sa nemmeno lui.
Ma quand’è che è apparsa la prima volta?
Teo ha un ricordo molto preciso. È successo un giorno, a tredici anni.
Tornando da scuola a piedi da solo, verso casa di sua zia Guglielmina – zia Gu per lui –, Teo aveva deviato per una stradina laterale di sassi che portava a una vecchia casa abbandonata. Perché non era andato dritto dalla zia, che lo aspettava come tutti i giorni con un piatto fumante di pasta? Non lo sapeva: aveva sentito una specie di richiamo, e lo aveva seguito.
E poi?
Poi lo aveva fatto. Lo aveva fatto davvero.
Sapeva che era sbagliato, eppure non si era fermato. Quando si era accorto di ciò che era appena accaduto, era stato come essere capitato lì e aver trovato il guaio combinato da un altro: solo che quell’altro era sempre lui, era sempre Teo. Era scappato via, con tutte le forze che aveva in corpo. Era arrivato da zia Gu col fiatone così forte da farla preoccupare. Ma era quasi più spaventato lui: spaventato ed eccitato insieme. Si sentiva allo stesso tempo in colpa e felice di quello che era appena successo.
Ma perché?
Perché aveva fatto una cosa così stupida, così sbagliata? Che senso aveva?
E soprattutto: perché non riusciva a starci solo male, ma percepiva anche quel fremito piacevole scuotergli le viscere?
Non ne aveva idea.
Curiosità, forse, desiderio di infrangere le regole, certo: ma anche altro, di più profondo, che nemmeno lui avrebbe saputo dire.
Ora lo sa. Ora ha imparato a darle un nome.
Era stata lei: era stata la Cosa. Per la prima volta l’aveva percepita come una presenza, dentro di lui e al tempo stesso staccata da lui. Da allora è sempre stato così.
E adesso?
Adesso Teo ha sotto gli occhi un foglio protocollo ancora intonso e poco più di un’ora per scrivere una lettera a un amico che vuole lasciare la scuola. Sarebbe tentato di consegnarlo in bianco, ma alla fine la Cosa prende il sopravvento, e Teo la penna in mano.
E scrive
© 2024, Garzanti S.r.l., Milano
Gruppo editoriale Mauri Spagnol
(continua in libreria…)
Fonte: www.illibraio.it