(riproponiamo questo approfondimento, pubblicato a fine agosto 2014, per saperne di più sul romanzo che ha vinto il premio Bancarella 2015 e sulla sua autrice, Sara Rattaro)
A Sara Rattaro il premio Bancarella
1 – “TUTTO E’ NATO DALLA VISIONE DI UN FILM…”
Sara Rattaro, in “Non volare via” aveva raccontato l’emozionante storia di un bambino sordo e di un padre che fugge dalle proprie responsabilità. Al contrario, in “Niente è come te” (qui la trama, ndr), il padre di Margherita, l’adolescente protagonista del romanzo, dimostra coraggio e grande amore per la figlia, che ritrova dopo anni di distacco e in una fase delicata della propria vita. La ragazzina, infatti, da piccola è stata portata in Danimarca dalla madre, e il padre non ha potuto vederla per anni, fino alla morte improvvisa della donna a causa di un incidente. Perché ha deciso di raccontare il doloroso fenomeno delle sottrazioni internazionali di minori?
“Di questo tema si parla poco, e anch’io non ne sapevo molto. Poi, la visione di un film mi ha spinta a informarmi in rete. Mi sono imbattuta nella pagina Facebook ‘Figli sottratti’ e ho chiesto di poter entrare nel gruppo. L’amministratore mi ha contattata chiedendomi se ero una mamma a cui era successo qualcosa. Ho detto la verità, spiegando di essere una scrittrice. Lui ha iniziato a raccontarmi la sua storia. Ricordo una sua frase: ‘Continuerò a muovermi nella legalità pur sapendo che per questo motivo non rivedrò più i miei figli’. Purtroppo, infatti, in questo ambito le leggi funzionano male e i più prepotenti hanno la meglio”.
2 – “IL MIO E’ UN ROMANZO SULL’INALIENABILE DIRITTO DI ESSERE FIGLI”
Quindi ha sentito l’esigenza di scrivere un romanzo partendo dalla storia vera di quest’uomo…
“Sì. Il mio, però, non è un libro su un padre separato e su un genitore che ha deciso di portare via un figlio per ragioni più o meno discutibili, ma un romanzo sull’inalienabile diritto di essere figli. Un figlio ha bisogno di due genitori. Poi, che si tratti di un uomo e di una donna, di due uomini o di due donne, non sta a me deciderlo. Quello che vorrei, è che un padre o una madre che intende sottrarre un minore, leggendo il mio libro si renda conto che la sua azione prepotente avrebbe delle conseguenze sul figlio, come è capitato a Margherita e al suo vuoto”.
3 – “MEGLIO I NUOVI PADRI DELLE NUOVE MADRI”
Da scrittrice, finora ha dimostrato grande interesse per l’universo della paternità e le sue contraddizioni. Ma cosa pensa dei nuovi “padri” italiani?
“Credo che i ‘nuovi’ padri abbiano fatto più passi avanti rispetto alle ‘nuove’ madri…”.
4 – “L’EMANCIPAZIONE HA MIGLIORATO PIU’ GLI UOMINI…”
In che senso?
“Mi guardo bene dal generalizzare, ma l’emancipazione in diversi casi ha migliorato soprattutto gli uomini. Al contrario, ho la sensazione che le donne abbiano perso qualcosa”.
5 – “CON IL TEMPO HO RISCOPERTO IL RAPPORTO CON MIO PADRE”
A proposito, lei da adolescente che rapporto aveva con suo padre?
“Ho un papà meraviglioso, ma di un’altra generazione. Quindi un papà presentissimo, ma che ha sempre delegato tutto a mia madre. Paradossalmente credo che oggi, nella maggior parte dei casi, i figli di genitori separati, se i rapporti sono positivi, hanno un rapporto diretto e positivo sia con il padre sia con la madre. Cosa che, nelle famiglie unite e vecchio stampo come la mia, invece non accade/va, e dove il rapporto confidenziale è quasi sempre con la madre. Per fortuna, con il tempo, ho riscoperto il rapporto con mio padre”.
6 – “UN TABU’? NON RIESCO A SCRIVERE DI SESSO…”
Le sue storie sono intense e commoventi, e il suo punto di forza è proprio la capacità di raccontare con profondità i sentimenti. Invece, cosa le riesce più difficile descrivere?
“C’è un tabù che mi porto dietro dall’educazione che ho ricevuto in famiglia. Ecco… non riesco a scrivere di sesso e quindi dubito che sarò mai un’autrice di romanzi erotici. Mentre, di recente, ho vinto il tabù della violenza. Non a caso, sto già lavorando a un testo, che potrebbe diventare il mio prossimo romanzo, in cui affronto anche il tema della violenza di genere”.
7 – “QUANDO SCRIVO MI CONCENTRO SUI SENTIMENTI”
In una fase di crisi economica come quella che sta vivendo l’Italia, perché pensa sia importante parlare dei sentimenti umani e della fragilità delle relazioni familiari?
“Quando racconto le mie storie non tengo molto in considerazione la realtà socio-economica. Mi concentro, appunto, sui sentimenti. Penso che la maggior parte dei lettori prende un libro in mano per fare un viaggio. Più il libro ti emoziona e ti porta via, più quest’esperienza ti allontana dalla realtà quotidiana, che spesso è difficile”.
Fonte: www.illibraio.it