Romanzi russi da leggere: non i soliti libri per cominciare

di Eva Luna Mascolino | 05.12.2025

Da dove cominciare a scoprire i grandi racconti e romanzi russi, se con la letteratura di questo Paese non si ha molta esperienza?

Come trovare le storie che più di tutte, nel corso del tempo, hanno saputo rappresentare l’animo sfaccettato, le contraddizioni, gli scontri sociali e i sentimenti più viscerali di questa terra così vasta?

La Russia è incomprensibile, se si usa la ragione” (Umom – Rossiju ne pon’jat’), scriveva nel XIX secolo Fëdor Tjutčev: meglio, quindi, per familiarizzare con le sue opere più importanti, lasciare da parte ogni traccia di razionalità e andare invece all’inseguimento di quelle creature insolite, apparizioni demoniache e visioni fugaci rimaste da sempre un leitmotiv dissacrante e al tempo stesso inquietante di tanta letteratura slava.

Lo scrittore russo Fëdor Tjutčev in un ritratto di Stepan F. Alexandrovsij (WikiCommons)
Lo scrittore russo Fëdor Tjutčev in un ritratto di Stepan F. Aleksandrovsij (WikiCommons)

Tra il grottesco e il fantastico, l’ambiguo e il polimorfo, il sacro e il profano, si sprigiona infatti l’energia di un Olimpo deformato da sontuose leggende e desideri inconfessabili, che permette di intuire il genius loci di questa nazione attraverso racconti forse poco noti, eppure fin da subito coinvolgenti per chiunque li legga.

Una storia dopo l’altra, veniamo in tal modo a sapere di patti e di inganni, di baci e di marce, di incubi e fiori, di monaci e diavoli, che nel susseguirsi di epoche e firme diverse ci restituiscono un ritratto sempre più vorticoso e fedele della cultura russa e della sua evoluzione.

Seguendo questo ragionamento, vi proponiamo quindi un percorso di lettura che va dall’Ottocento ai nostri giorni, pensato per chi vuole muovere i primi passi nel mondo della letteratura russa, che non pretende di essere esaustiva (e i cui titoli sono posti in ordine di prima pubblicazione) e che, anzi, ci auguriamo sia solo il punto di partenza per tante altre nuove scoperte

Racconti e romanzi russi da cui iniziare

Niente grandi classici, dunque, o i titoli necessariamente più conosciuti e studiati del panorama slavo (quali Le notti bianche, Anna Karenina, Lolita o Il maestro e Margherita, solo per citarne alcuni), perché più che il criterio della celebrità abbiamo preferito quello dell’accessibilità, cercando opere spesso brevi, eppure brillanti per stile e contenuti, che sviluppano con grande incisività i temi più rilevanti della letteratura russa.

Così facendo, anche chi non ha letto molto sull’argomento potrà entrare subito nel vivo della storia, con la speranza di riuscire poi ad apprezzare testi via via più impegnativi e articolati.

Da Aleksandr Puškin a Lev Tolstoj, passando per Michail Bulgakov e Sergej Dovlatov, fino ad arrivare a Ljudmila Ulitckaja e a Guzel’ Jachina, ecco perciò una selezione di racconti e romanzi russi che, forse, non saranno i primi a venirvi in mente pensando a questi grandi intellettuali, ma con i quali vi consigliamo di cimentarvi se volete iniziare ad appassionarvi alla letteratura di questo sconfinato Paese…

Racconti e romanzi russi dell’Ottocento

La dama di picche di Aleksandr Puškin

Copertina del libro Sonečka di Marina Cvetaeva

Morto dopo un duello all’età di soli 38 anni, Aleksandr Puškin (1799-1837) è ritenuto il fondatore della lingua e della letteratura russa dei nostri tempi, con le sue odi classiche, i drammi storici, la narrativa di stampo realistico, le fiabe, le favole e le novelle.

Una sintesi raffinata e ammaliante della sua poetica si può riscontrare nel racconto La dama di picche del 1834, in cui si mescolano l’ironia, il gusto per il gotico e quello per il fantastico: protagonista è infatti il giovane ufficiale Hermann, che tenta in tutti i modi di conoscere il segreto di una vecchia contessa per vincere al gioco, fino a quando insistere non diventa un’ossessione rischiosa e beffarda

Il cappotto di Nikolaj Gogol’

Il cappotto di Gogol'

Noto come Il cappotto, anche se la sua traduzione più accurata è La mantella, questo racconto del 1842 di Nikolaj Gogol’ (1809-1852) è fra i più commoventi e godibili del maestro della satira grottesca, che in una San Pietroburgo da “realismo magico” narra la storia dell’impiegatuccio Akakij Akakievič Bašmackin.

Quest’ultimo, che vive solo e viene spesso deriso sul lavoro, con i risparmi di una vita riesce a comprarsi una bella mantella pronta a diventare la sua unica compagna e consolazione, fino a quando l’invito a una festa non si trasforma in un dramma esistenziale: una storia che per suggestioni e caratterizzazione non ha niente da invidiare a tanti grandi romanzi russi.

La mite di Fëdor Dostoevskij

La mite di Fedor Dostoevskij

Per iniziare a esplorare la prosa spezzata e suggestiva di Fëdor Dostoevskij (1821-1881) ci si può invece procurare La mite, un fulminante racconto del 1876 ispirato a un fatto di cronaca, che attraverso un’analisi acuta e spietata apre vertiginosi squarci sui meandri della psiche umana.

Sconvolto davanti al cadavere ancora caldo della moglie, infatti, un uomo si interroga sul suo suicidio e ripercorre a ritroso la loro storia d’amore, fino a quando, tra flashback e reticenze, non ci accorgiamo che i suoi sensi di colpa nascondono qualcosa di oscuro…

La morte dell’impiegato di Anton Čechov

Racconti di Cechov

Nel caso del drammaturgo e narratore Anton Čechov (1860-1904), sono sufficienti addirittura tre cartelle per cogliere la potenza della sua immaginazione: sono quelle de La morte dell’impiegato, storia pubblicata nel 1883 e che scardina in tempo record cliché e aspettative della narrativa breve.

Il racconto si apre durante uno spettacolo a teatro, quando l’usciere Ivan Dmitrič starnutisce spruzzando per sbaglio la testa dell’autorevole generale Brizžalov. Costernato e intimorito, il pover’uomo tenta di scusarsi, nonostante la moglie provi a dissuaderlo e il generale gli ripeta che non c’è bisogno, finché il sorriso di chi legge non si trasforma rapidamente in fastidio, stupore e amare riflessioni sul senso della vita e sui rapporti sociali.

La morte di Ivan Il’ič di Lev Tolstoj

La morte di Ivan Il'ic di Lev Tolstoj

Fra le opere più celebrate di Lev Tolstoj (1828-1910), La morte di Ivan Il’ič descrive con minuzia e maestria il progressivo decadimento fisico e la conseguente metamorfosi psicologica di un borghese al culmine della sua carriera, che viene sorpreso da una malattia ed è costretto a confrontarsi con le ipocrisie della vita.

Pubblicato per la prima volta nel 1886, il testo dimostra ancora una volta la capacità di molti racconti e romanzi russi dell’Ottocento di lanciare strali contro i costumi dell’epoca e di suggerire profonde riflessioni in poche e scorrevoli pagine, nelle quali sono già racchiusi i temi chiave di narratori ammirati ancora in tutto il mondo.

Racconti e romanzi russi del Novecento

Noi di Evgenij Zamjatin

Noi, Zamjatin, romanzi russi da leggere

Con questa breve opera del 1924 (ma scritta tra il 1919 e il 1921, e poi sottoposta a censura), Evgenij Zamjatin (1884-1937) ha ispirato gran parte dei romanzi russi di genere distopico del Novecento, come anche quelli di George Orwell (1903-1950) e di Ray Bradbury (1920-2012), per citare due dei suoi più noti epigoni.

Rimasto a lungo inedito in Italia, Noi è infatti la storia di un mondo ipermeccanicizzato e socialmente ipercontrollato, chiuso da una Muraglia Verde alla fine del terzo millennio. Raccontata in forma di diario da un ingegnere, la vicenda della rivoluzione che segue getta una luce tetra su libero arbitrio e teorie tayloristiche, in un momento storico in cui il regime staliniano ancora non era neanche lontanamente all’orizzonte…

Sonečka di Marina Cvetaeva

Copertina del libro Sonečka di Marina Cvetaeva

La poetessa russa Marina Cvetaeva (1892-1941) conobbe l’attrice Sof’ja (Sonečka) Gollidej – il suo “più grande amore femminile” – alle soglie del 1919, presso il Teatro d’Arte, e sviluppò con lei una “amicizia frenetica, reciproca deificazione di anime”, destinata a concludersi quando, dopo neppure un anno, Sonečka abbandonò Mosca.

Scritto nel 1937, quando ormai tutto annunciava la catastrofe finale, Sonečka (Adelphi, traduzione di Luciana Montagnani) è così un racconto che unisce il lirismo ai ricordi, gli aneddoti più brucianti a dei vagheggianti monologhi interiori, il sublime dell’interiorità al linguaggio della vita quotidiana, riversando sulla carta tutta la devozione e lo strazio di un rapporto complesso e a dir poco ammaliante

Cuore di cane di Michail Bulgakov

Cuore di cane, Bulgakov, romanzi russi da leggere

Un anno dopo Noi, nel 1925, esce Cuore di cane di Michail Bulgakov (1891-1940), che all’invenzione fantascientifica affianca invece la verve satirica da sempre tipica dei romanzi russi, narrando di un famoso chirurgo che trapianta l’ipofisi di un ubriacone appena morto su un cane.

Dalle “inevitabili” conseguenze del suo esperimento si dispiega una critica mordace alla società e alla vita culturale di Mosca, le cui facezie scintillanti sul mondo artistico e letterario si scontrano con l’amarezza per l’arroganza e l’ottusità del potere, che manipola le migliori risorse trasformandole per il peggio.

Una giornata di Ivan Denisovič di Aleksandr Solženicyn

Una giornata di Ivan Denisovič, romanzi russi da leggere

Pubblicato nel 1962, Una giornata di Ivan Denisovič di Aleksandr Solženicyn (1918-2008) è stato qualche decennio dopo il primo, fra i romanzi russi, a osare raccontare la vita in un Gulag di un uomo semplice, e a farlo dal punto di vista della grande letteratura.

Con una narrazione piana, precisa, puntigliosa, e soprattutto priva di astio, l’autore consegna in queste pagine il racconto di un incubo che ha assunto il valore storico e letterario di una liberazione, collocando accanto al dubbio, al sospetto e alla tensione tipici degli anni Trenta in Unione Sovietica il paesaggio, la lingua e l’anima della Russia che pervadono la ricerca espressiva di ogni altra sua pubblicazione.

Picnic sul ciglio della strada di Arkadij e Boris Strugackij

Copertina del libro Picnic sul ciglio della strada di Arkadij e Boris Strugackij

Inizialmente proposto in un’edizione poco fedele al manoscritto originale, Picnic sul ciglio della strada (Marcos y Marcos, traduzione di Diletta Bacci) dei fratelli Arkadij e Boris Strugackij (1925-1991 e 1933-2012) è considerato uno dei capisaldi della letteratura fantastica, lucido e irriverente come poche altre opere dei due autori russi.

A Marmont, vicino a un’area misteriosa chiamata la Zona, rimangono degli strani oggetti lasciati dagli extraterrestri, preziosi ma pericolosi da recuperare. Nasce allora la figura degli stalker, i quali si avventurano illegalmente laggiù per recuperarli. Tra di loro c’è Roscio, attratto non dalla ricchezza ma dal brivido di sfidare i limiti e le leggi della sua società timorosa e corrotta, che scoprirà di subire a propria volta il fascino di un certo miraggio di felicità

La valigia di Sergej Dovlatov

La valigia, Dovlatov, romanzi russi da leggere

Tutti gli oggetti che intendeva portare via da Leningrado, lo scrittore ebreo russo (dissidente e prematuramente scomparso in esilio) Sergej Dovlatov (1941-1990) li descrive nel 1986 ne La valigia: ogni oggetto equivale quindi a un ricordo, ovvero a un episodio o a un personaggio della sua vita errabonda.

Attraverso questo libro, a sfondo fortemente autobiografico, ci soffermiamo così su tanti piccoli episodi quotidiani dai quali trarre lezioni di vita, mescolati al grottesco e alla bizzarra natura filosofica delle persone che l’autore ha incontrato. Uno spaccato della società dell’epoca, di certa mentalità e dei limiti con cui gli intellettuali si sono scontrati in Unione Sovietica dopo gli anni Cinquanta.

Underground. Ovvero un eroe del nostro tempo di Vladimir Makanin

Underground, Vladimir Makanin, romanzi russi da leggere

Fra i romanzi russi più maturi di un scrittore che viene in questi anni riproposto e studiato in patria, Underground. Ovvero un eroe del nostro tempo di Vladimir Makanin (1937-2017) è apparso nel 1998 ed è tuttora essenziale per la comprensione del cruciale passaggio dall’era sovietica al postcomunismo.

Ne è protagonista Petrovic, scrittore fallito, filosofo quasi clochard, insofferente di ogni potere e ogni autorità costituita, il quale fa da custode agli alloggi momentaneamente disabitati di una “casalbergo” di Mosca, e che a causa del suo “io” debordante finisce per macchiarsi di due omicidi

Racconti e romanzi russi contemporanei

L’ultimo amore del presidente di Andrei Kurkov

L'ultimo amore del presidente, romanzi russi da leggere

Nato a Leningrado, ma di origine ucraina, Andrej Kurkov (1961) è un autore figlio della cultura e dell’Unione Sovietica, nei cui romanzi russi (e russi davvero, fino al midollo) ambientati in una realtà già post-1991 non mancano mai l’humour nero e certi elementi di surrealismo cari a molta letteratura slava.

Ne L’ultimo amore del presidente, dato alle stampe nel 2004, il presidente dell’Ucraina Sergei Bunin sta sorseggiando vodka in piscina insieme a Vladimir Putin. È il 2013 e la sua rapida ascesa politica è ormai al culmine, nonostante a Sergei dopo un infarto sia stato trapiantato il cuore di un altro uomo dall’identità sospetta, pronto a tradirlo in ogni istante…

Russian attack di Viktor Erofeev, Eduard Limonov e Vladimir Sorokin

Russian attack di Erofeev, Limonov e Sorokin

Da sempre in Russia si combatte una guerra tra cultura e potere. Ecco perché, nel loro Paese, gli autori dei testi raccolti nell’antologia Russian Attack, edita nel 2010, sono considerati scomodi, hanno subito pressioni e censure, e sono stati al centro di campagne diffamatorie e di condanne.

Eppure, Viktor Erofeev (1947), Eduard Limonov (1943-2020) e Vladimir Sorokin (1955) non sono “dissidenti politici”: la loro arte è piuttosto un attacco al rifiuto del cambiamento, al gusto narcotizzato di un’opinione pubblica ancora intorpidita dopo lo shock dei rivolgimenti post-sovietici. E il filo rosso che li unisce è lo scontro tra la libertà di espressione e il controllo sociale, tra l’arte e l’ideologia, “tra il poeta e lo zar“.

Una storia russa di Ljudmila Ulitckaja

Una storia russa di Ludmila Ulitskaya

Una storia russa (2011) racconta invece la storia di tre compagni di scuola che si incontrano a Mosca negli anni Cinquanta: un poeta rimasto orfano, un fragile ma molto dotato pianista e un fotografo in erba con il grande talento di collezionare segreti. Tutti e tre si fanno strada verso l’età adulta in una società dove i loro eroi sono stati censurati, se non esiliati.

Una vicenda di passioni e intrighi, come lo sono tutti i romanzi russi di Ljudmila Ulitckaja (1943), la cui indagine scandaglia l’integrità individuale in una società post-staliniana governata dal KGB, e i cui protagonisti cercano di trascendere l’oppressione del regime attraverso l’arte, l’amore per la letteratura e l’attivismo

Il monastero di Zachar Prilepin

Il monastero di Zachar Prilepin

Zachar Prilepin (1975) è uno scrittore, politico e giornalista, nonché veterano della guerra in Cecenia. Nel 2014 ha pubblicato Il monastero, uno dei più appassionanti romanzi russi degli ultimi anni, che sullo sfondo di una natura superba e violenta racconta di disumanità e di ingiustizie, di rivalità, amicizie e amori impossibili.

Protagonista è Artëm Gorjainov, che negli anni Venti sconta una pena di tre anni alle isole Solovki, dove sorge un monastero adibito a prigione per reati politici e comuni. Fra čekisti e antičekisti, ladri e assassini, rivoluzionari e controrivoluzionari, il giovane tenta di sopravvivere nonostante la fame, i soprusi e il lavoro massacrante

Zuleika apre gli occhi di Guzel’ Jachina

Zuleika apre gli occhi di Guzel' Jachina

Guzelʼ Jachina (1977) è invece una scrittrice, giornalista e sceneggiatrice originaria del Tatarstan, che rientra in questa selezione di romanzi russi contemporanei per via del suo esordio, Zuleika apre gli occhi (2015), grazie al quale ha vinto molti premi letterari in patria ed è stata tradotta in diversi Stati.

L’opera è una storia nella Storia, che descrive la devastante dekulakizzazione degli anni Trenta (con le sue centinaia di migliaia di deportati) attraverso la vicenda di una donna, della sua suocera-arpia e di un marito despota, catapultando chi legge fra antichi usi, sopraffazioni, lande desolate e piccoli bagliori di umanità che riescono comunque a restare accesi…

Il cremulatore di Saša Filipenko

Copertina del libro Il cremulatore di Saša Filipenko

Verità storiche e fiction si mescolano poi nell’ultimo romanzo di Saša Filipenko, intitolato Il cremulatore (Guanda, traduzione di Claudia Zonghetti), che prende le mosse dai documenti di Memorial su un personaggio affascinante e controverso, il cosiddetto “Caronte di Mosca“.

Intrisa ora di virtuosismi e ora di passaggi di crudo realismo, l’opera ci racconta così un capitolo profondamente drammatico della storia sovietica, facendo uso di un’ironia agghiacciante e offrendoci anche e soprattutto una potente chiave di lettura per capire meglio la Russia di oggi.

L’avvocato del diavolo di Boris Akunin

Copertina del libro L’avvocato del diavolo di Boris Akunin

A riflettere sulla Russia dei nostri giorni è anche l’autore di origine georgiana Boris Akunin, pseudonimo di Grigorij Šalvovič Čhartišvili, che, come scrive Paolo Nori, “prova a immaginare un futuro possibile, in bilico tra la migliore e la peggiore delle ipotesi“.

Oltre a denunciare fatti e persone reali che compaiono tra le sue pagine, infatti, il “racconto dell’orrore” L’avvocato del diavolo (Mondadori, traduzione di Erin Beretta, Mariangela Ferosi e Francesco De Nigris) si configura come una distopia acuta e spassosa, in cui uno scrittore dissidente torna in patria dopo la caduta del Leader Nazionale, ritrovandosi suo malgrado a difendere il vicesegretario dell’ex partito nel processo in atto contro il vecchio regime…

Fonte: www.illibraio.it