Dal momento stesso in cui diventi madre, ti accorgi che tutte le aspettative che avevi sulla maternità le puoi chiudere nel cassetto in cui tieni la dieta che inizia lunedì, la palestra da gennaio e la promessa di una casa sempre in ordine. È dura, inutile negarlo. Ogni volta che ci troviamo di fronte a una delle infinite fasi di crescita dei nostri bambini, una più stremante dell’altra, l’unica cosa che vogliamo è che passi in fretta.
Dapprima ci troveremo alle prese con un neonato fresco di utero, tutto latte e pianti. Soprattutto pianti. E mentre noi imploreremo nient’altro che una notte di silenzio e pace, là fuori ci sarà qualcuno a dirci di goderceli, perché cresceranno e ci mancheranno.
Arriveranno le coliche e poi i dentini e non ci sarà pace per nessuno, neanche per la portinaia. Ci diranno di portare pazienza, poi passa.
Ci scontreremo con la fase dei primi passi, dove sarà impossibile contenerli e trascorreremo le giornate a estrarli da sotto una station wagon o staccarli da un cassetto aperto (e svuotato). Ci verrà ricordato che questo non è niente e che non c’è nulla di più bello di vedere un bambino scoprire il mondo.
I terribili due e la crisi isteriche; lo spannolinamento e la lavatrice sempre in funzione; l’incontenibilità dei tre anni con tutti i capricci del caso; l’assoluta incapacità di tacere dei quattro e la brama di cinque minuti di silenzio… Ogni volta che, nella stanchezza e nella frustrazione, proverai a chiedere aiuto o anche solo provare a sfogarti con qualcuno, quello ti risponderà “è una fase, abbi pazienza e passerà, un giorno ti mancherà e rimpiangerai questi momenti”.
Ecco, amiche madri navigate di tutto il mondo: ci avete stufato.
Lo sappiamo tutti benissimo che “è una fase” ma mentre ci sono dentro fino al collo, non me ne frega un piffero di sapere che “passerà gnegnegne”, non provo nessun sollievo né mi sento compresa nella mia fatica. È come se alla prima ora di lavoro di lunedì mattina qualcuno ti dicesse “ehi, tra cinque giorni sarà di nuovo sabato!”
La proiezione di un ipotetico futuro meno faticoso, non mi fa stare meglio oggi. Oggi ho bisogno di una pacca sulla spalla e aiuto concreto, mi servono consigli pratici, mi serve un’ora d’aria. Soprattutto, non mi interessa sapere che tutto questo mi mancherà, perché mentre ce lo dite ne avete già dimenticato la reale difficoltà, siete passate oltre e, oggi, ne ricordate solo il meglio con tenerezza.
Un giorno, sicuramente, ci mancherà questo tornado di stanchezza ed emozioni, ma per adesso, mentre ne veniamo giornalmente trascinate via, limitatevi ad annuire con condiscendenza davanti ad un bicchiere di Spritz.
L’AUTRICE – Giada Sundas è una giovane madre molto seguita in rete. Sui social racconta la sua esperienza di “madre imperfetta ma imperterrita” con freschezza e ironia. Il suo romanzo d’esordio, edito da Garzanti nel 2017, si intitola Le mamme ribelli non hanno paura, e racconta la storia di Giada dal giorno in cui la piccola vita di Mya, sua figlia, ha cominciato a crescere dentro di lei. Nel 2018 è uscito il suo secondo, atteso libro, Mamme coraggiose per figli ribelli, in cui l’autrice torna a parlare del mestiere più difficile del mondo: fare la madre. Con la sua inconfondibile vena ironica…
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Fonte: www.illibraio.it