È anche con Giorgio Scerbanenco che il noir è arrivato in Italia: se prima di lui esisteva il romanzo giallo, è con lui che questo vira al nero, facendosi più crudo, teso, e violento. Nato a Kiev il 28 luglio 1911, da madre italiana e padre ucraino, con il nome di Volodymyr-Džordžo Ščerbanenko, Scerbanenco crebbe a Roma, ma a sedici anni si trasferì a Milano. Sarà questa città una delle ambientazioni più tipiche delle sue opere, che ora Garzanti sta ripubblicando.
Una Milano piena di nebbia, che il boom economico degli anni ‘60 sembra aver reso più violenta, con le periferie popolate da meridionali venuti a cercar fortuna, bande di criminali disposti a tutto scatenate nelle strade, una borghesia ricca e “perbene” che spesso dietro le quinte tira le fila dei vari traffici criminali, e una polizia dura quanto quelli a cui dà la caccia e non di rado disposta a spingersi oltre i limiti della legge. Atmosfere che hanno ispirato registi come Fernando Di Leo, Yves Boisset, e Lamberto Bava, che hanno tratto adattamento televisivi e cinematografici dai libri e dai racconti di Scerbanenco, ma verso cui ha riconosciuto un debito anche Quentin Tarantino.
Per guadagnarsi da vivere Scerbanenco fece molti mestieri, come l’operaio, e l’autista di ambulanza, finché non arrivò al mondo dell’editoria. Dapprima collaborò con diversi settimanali femminili, per cui scrisse romanzi e racconti rosa, quindi nel 1940 esordì nel mondo del giallo con Sei giorni di preavviso, pubblicato nei “Supergialli” Mondadori, e da quel momento cominciò a dedicarsi al poliziesco.
Sei giorni di preavviso è il primo romanzo giallo di Giorgio Scerbanenco. Un celebre attore, narcisista e pieno di sé, ma ormai sul viale del tramonto, vive da giorni barricato in casa insieme alla sua corte. Riceve quotidianamente minacciosi messaggi con la data, il luogo e l’ora della morte. E tutti i possibili colpevoli hanno sempre alibi indistruttibili. Le operazioni di polizia per scoprire il mittente, ovvero il potenziale assassino, sono affidate ad Arthur Jelling. Il primo investigatore di Scerbanenco è un archivista della polizia di Boston, schivo e timidissimo, ma dal tenace temperamento speculativo, affinatosi nello studio dei rapporti d’inchiesta, che riordina e cataloga.
La figura di Arthur Jelling tornerà in altri cinque romanzi dopo il primo. L’intero ciclo comprende Sei giorni di preavviso, La bambola cieca, Nessuno è colpevole, L’antro dei filosofi, Il cane che parla e Lo scandalo dell’osservatorio economico. Tutti scritti fra il 1940 e il 1943. L’ultimo, rimasto inedito fino al 2011, si svolge nell’originale ambientazione di un osservatorio astronomico, tra asteroidi e pianeti, psichiatri e scienziati. Ma fu con la serie dedicata al personaggio del medico-investigatore Duca Lamberti, che Giorgio Scerbanenco raggiunse la fama.
Il ciclo di Duca Lamberti comprende i titoli più conosciuti di Giorgio Scerbanenco, ambientati in quella Milano nera, che l’immaginario dei lettori immediatamente associa a questo autore. Il primo dei quattro romanzi del ciclo è Venere privata, pubblicato nel 1966, e da cui Yves Boisset trasse l’omonimo film. Lamberti è un ex medico radiato dall’ordine perché colpevole di eutanasia e per questo condannato a tre anni di carcere. Quando viene scarcerato il suo amico, il commissario Càrrua gli chiede aiuto per disintossicare il figlio di un potente industriale dalla dipendenza dall’alcol. Durante le vicende si troverà ad affiancare l’amico poliziotto nelle indagini sulla morte di una giovane donna, trovata suicida a Metanopoli, arida periferia della Milano d’epoca. La vicenda del rampollo della buona borghesia milanese e quella della ragazza finiranno per fondersi in una sola storia di prostituzione, disperazione e violenza.
A questo periodo appartiene anche Europa molto amore, romanzo giallo comparso a puntate sulla rivista femminile Annabella nel 1966. Il libro è ispirato a un tema classico del genere poliziesco: Ornella e Barbara vengono ingiustamente accusate di omicidio e, per sfuggire alla cattura, si danno alla fuga attraverso Francia, Germania e Svizzera.
Nel 1968 Giorgio Scerbanenco vince l’ambitissimo Grand Prix de littérature policière, per il romanzo Traditori di tutti, pubblicato anch’esso nel 1966, si tratta del secondo dei romanzi dedicati a Duca Lamberti. In una notte di nebbia a Milano, una macchina è ferma sull’orlo del Naviglio: all’interno un uomo e una donna, anzianotti, hanno mangiato e bevuto troppo, lui specialmente. Una ragazza spinge la macchina piano… un tonfo, qualche spruzzo, neanche una bollicina. Per Duca Lamberti, ex medico e investigatore a mezzo tempo, tutto comincia una mattina di primavera: sulla porta, un giovanotto, lo manda l’avvocato Sompani… Ma Sompani non è proprio quello annegato due giorni fa nel Naviglio?
I ragazzi del massacro uscì nel 1968, e fu trasformato in un film l’anno successivo, dal regista Fernando Di Leo, che diresse le trasposizioni cinematografiche di diverse opere di Scerbanenco. In un’aula scolastica viene trovato il cadavere di una giovane donna completamente nuda e massacrata di botte, con i suoi abiti sparsi dappertutto. La vittima è Matilde Crescenzaghi, fragile e delicata signorina della piccola borghesia dell’Alta Italia, “insegnante di varie materie e anche buona educazione” nella scuola serale Andrea e Maria Fustagni.
Donatella è scomparsa. È bellissima, sembra una svedese, con quei lunghi capelli biondi e quel profilo antico. Ma è debole di mente: per la strada guarda gli uomini, sorride a tutti e, qualunque cosa le dicano, risponde di sì. Perciò suo padre, il vecchio Amanzio Berzaghi, un ex camionista, la tiene nascosta in casa, tra bambole e dischi di canzonette. Ma una mattina l’ex camionista non la trova più… Il caso viene affidato al medico-investigatore Duca Lamberti. Alla disperata ricerca della ragazza, Lamberti si spinge nei bassifondi di Milano, tra feroci magnaccia e case d’appuntamento. I milanesi ammazzano al sabato è il quarto e ultimo romanzo del ciclo di Duca Lamberti.
I quattro romanzi Venere privata, Traditori di tutti, I ragazzi del massacro e I milanesi ammazzano al sabato vengono ripubblicati anche all’interno della raccolta intitolata Le indagini di Duca Lamberti, che raccoglie alcune delle più celebri avventure dell’investigatore.
L’opera di Giorgio Scerbanenco è suddivisa in cicli: se il primo è quello di Arthur Jelling e quello più famoso è quello di Duca Lamberti, il ciclo del Nuovo Messico, è probabilmente quello meno conosciuto, e più atipico. Pubblicato in un primo tempo con lo pseudonimo di John Colemoore, si tratta di un ciclo di quattro romanzi, scritti tra il 1948 e il 1951, e ambientati nel New Mexico, che contaminano il western e il noir: Il grande incanto, La mia ragazza di Magdalena, Luna messicana, Innamorati.
Nel settembre 1943 Giorgio Scerbanenco fuggì in Svizzera dove rimase fino alla fine della guerra. I romanzi e i racconti scritti in questi anni sono definiti “le opere dell’esilio svizzero”, e comprendono opere come Non rimanere soli o Lupa in convento.
Giorgio Scerbanenco è stato un grande autore non solo di romanzi, ma anche di racconti. Una delle sue antologie più conosciute è Milano calibro 9. Il volume raccoglie 22 racconti neri, storie dure e disperate, di morti ammazzati e traffici oscuri. Frammenti di vita che parlano dell’atrocità, della miseria, dell’assurdità di questo mondo, in una Milano sentina di vizi e misfatti. Da questi racconti il regista Fernando Di Leo ha tratto tre film: Milano calibro 9, La mala ordina e Liberi armati pericolosi.
Nel 2016 è stata pubblicata la raccolta Il falcone e altri racconti, con sette racconti inediti, scritti tra il 1958 e il 1963. In questi testi Giorgio Scerbanenco si discosta dalla letteratura di genere, cimentandosi con i grandi della letteratura e riscrivendo a modo suo alcune tra le più belle pagine di Čechov, Maupassant, Boccaccio, Cervantes, Dostoevskij, de Musset, Lorenzo de’ Medici. Storie che Scerbanenco richiama alla contemporaneità e ambienta ancora una volta nella Milano spregiudicata che lui, milanese d’adozione, conosce a fondo. La raccolta si chiude con il testo autobiografico Viaggio in una vita in cui lo scrittore racconta di sé, delle origini ucraine-romane, della fuga in Svizzera dopo l’armistizio del 1943, del rapporto con le donne, del dopoguerra, fino al rapporto con i propri personaggi.
Scerbanenco morì improvvisamente nel 1969, il 27 ottobre, e molti suoi romanzi e racconti sono stati pubblicati postumi. Dagli anni novanta è stato oggetto di una riscoperta, non solo nazionale, le opere già uscite sono state ristampate e gli inediti pubblicati. Nel 2007, per Garzanti, sono apparse le trame inedite di altri romanzi di Duca Lamberti che Scerbanenco aveva progettato, raccolte in Il ritorno del Duca, a cura di Gian Franco Orsi. Un’antologia che raccoglie anche i contributi di sedici giallisti chiamati a reinterpretare l’investigatore creato da Scerbanenco e le sue evocative atmosfere dark.
Di Scerbanenco è stato recentemente pubblicato anche il primo volume della raccolta Tutti i romanzi (Garzanti), che comprende La sabbia non ricorda, del 1963, Le principesse di Acapulco, del 1970, Le spie non devono amare, del 1971, Europa molto amore, del 1961 e Al mare con la ragazza, del 1965.
Fonte: www.illibraio.it