Il corvo nella letteratura, narratore che tutto anticipa…

di Stefano Risso | 13.12.2025

Uccellaccio del malaugurio e pur anche il braccio destro delle streghe – Malefica in primis – dei molti animali con funzione di messaggeri è di certo il corvo quello con la nomea più infausta.

Spesso avvistato a sorvolo dei cimiteri così come nei pressi delle zone di battaglia, la sua presenza è da sempre un preludio di preoccupazione, tal che la sua figura benissimo si adatta alle ambientazioni dark dei generi thriller e gothic-fantasy.

Trattasi, d’altronde, di un volatile spazzino” (e molto intelligente); adibito per sua Natura allo smaltimento di rifiuti e di piccole carcasse, per il tramite della sua specie la letteratura pone in essere un vero e proprio dialogo con l’Oltretomba, riservando ad esso la funzione di medium per quanto riguarda le vicende di morte, rovina e distruzione (si pensi alla graphic novel Il Corvo di James O’Barr, da cui il celebre film con Brandon Lee).

In tal senso, il suo inconfondibile verso è simile al prologo di un libro; pestifero complice dell’antagonista di turno, al suo solo ascolto chi legge già si immerge nelle atmosfere di trama, anticipando della narrazione tutto quanto stia lì lì per accadere.

E senza mai dare nell’occhio; nero da fare spavento – poiché in grado di confondersi nel buio – nel linguaggio contemporaneo assume altresì il significato di informatore, divenendo l’epiteto perfetto per qualificare una spia, un agente segreto o, più semplicemente, un chiacchierone (come il loquace Grip nel romanzo Barnaby Rudge di Charles Dickens).

Mettiamoci dunque in ascolto del suo lugubre gracchio e lasciamoci guidare dal corvo alla scoperta di sei aneddoti letterari (e altrettanti romanzi) che davvero vi suggeriamo di cogliere al volo… chissà che non abbiano qualche comunicazione top-secret da riferire anche a noi!

Il portavoce dell’ombra, Il corvo di E. A. Poe

Tutti i racconti del mistero, dell'incubo e del terrore, le avventure di Gordon Pym e tutte le poesie di Edgar Allan Poe, l'immagine di copertina

Contenuto nella raccolta Tutti i racconti del mistero, dell’incubo e del terrore, le avventure di Gordon Pym e tutte le poesie (Newton Compton, prefazione di Matteo Strukul), il poema Il Corvo di Edgar Allan Poe è di certo il componimento che, più di tutti, attribuisce al volatile il ruolo di portavoce dell’ombra. “Mai più!” ripete infatti l’inquietante uccello a un misterioso individuo che, da solo e a notte fonda, gli chiede se mai riuscirà a riabbracciare la bellissima Lenora, la ragazza da lui amata ma purtroppo prematuramente scomparsa.

Una sentenza, quella del corvo, che non lascia spazio a interpretazione alcuna; tombale e definitiva come solo la morte (o l’amore) sa essere, sintetizza in un’unica parola – nevermore nella versione originale – tutto il cordoglio vissuto dall’autore a seguito della perdita di sua moglie Virginia, ammalatasi di tubercolosi ancora giovanissima. Un’opera lirica, di diciotto strofe appena, ma in grado di influenzare tutta la narrativa futura, ivi compreso il pop dei nostri giorni (Nevermore è anche il nome della scuola di Mercoledì Addams nella celebre serie di Tim Burton).

Il dubbio nella scelta, Il crocevia dei corvi di Andrzej Sapkowski 

Il crocevia dei corvi di Andrzej Sapkowski, ecco la copertina

Nel prequel di successo all’intera saga, Il crocevia dei corvi di Andrzej Sapkowski (Nord, traduzione di Raffaella Belletti) ci porta alle origini del mito di Geralt di Rivia, lo strigo allora diciottenne che, appena uscito dall’Accademia di Kaer Morhen, muoverà i primi passi nel difficile mondo dei cacciatori di mostri.

Un volume zero che è altresì un’introduzione all’universo fantasy di The Witcher; sopraggiunto di fronte a un crocicchio popolato di corvi – che qui rappresentano un luogo simbolico, quattro strade dirette ai quattro punti cardinali, il posto della scelta e della determinazione – il giovane apprendista dovrà convincersi se divenire un cavaliere solitario o se invece proseguire sotto la guida di Preston Holt, un anziano stregone destinato alla forca. Dalla sua decisione dipenderà non soltanto il suo futuro ma anche quello di una saga che è passata alla leggenda.

Offrendo un punto di vista inedito circa la formazione del personaggio, l’opera funge da spunto di riflessione a proposito delle tante prove che ci portano ad essere ciò che in fondo diveniamo: ambigui, sia nel bene che nel male (come i corvi o Geralt di Rivia, per l’appunto).

Un uccello bianco, nelle Metamorfosi di Ovidio

Metamorfosi di Ovidio, questa è la copertina

Un tempo volatile sacro agli dei, nella mitologia greco-romana il piumaggio del corvo si racconta fosse bianco, salvo poi venire annerito da Apollo quale punizione per avergli riferito circa il tradimento dell’amata Coronide (nelle Metamorfosi di Ovidio, per Garzanti). Quanto alla tradizione nordica, Hugin (Pensiero) e Munnin (Memoria) erano i due corvi sacri associati a Odino; in giro per il mondo da mattina a sera, si appollaiavano quindi sulle spalle del dio per sussurrargli tutto quanto appreso nel corso della giornata (in Miti del nord di Neil Gaiman, Mondadori, traduzione di Stefania Bertola).

Ma è senza dubbio l’iconografia nipponica quella che più stupisce per particolarità di aspetto: qui demone-corvo dalle fattezze antropomorfe, il tengu è una creatura capricciosa con ali sulla testa e un lungo naso rosso che può sembrare un becco (anche in Le cronache dell’acero e del ciliegio – La notte del tengu di Camille Monceaux per L’Ippocampo).

La casata di Corvonero, nella saga di Harry Potter di J.K. Rowling

Harry Potter. Edizione Corvonero. La serie completa di J. K. Rowling, la copertina del primo volume

Nonostante, di primo acchito, si possa immaginare che il corvo sia la creatura totem della celeberrima casata di Corvonero (anche perché con i suoi studenti condivide le qualità di arguzia, intelligenza e saggezza), sullo stemma tradizionale della Scuola di Magia e di Stregoneria di Hogwarts svetta in realtà la raffigurazione di un’aquila.

Qual è il motivo, vien da chiedersi? La risposta è semplice, e deriva dal fatto che il nome dato alla Casa (Ravenclaw in originale, o artiglio di corvo) non dipende da un animale di riferimento ma esclusivamente da quello del suo fondatore (in questo caso Corinna Corvonero, una strega di origine scozzese morta nell’undicesimo secolo dopo che sua figlia Helena fuggì da Hogwarts assieme al diadema che poi divenne un Horcrux). E pensare che nelle primissime versioni italiane l’originario nome di Corvonero venne invece riadattato in Pecoranera; una scelta letteraria che venne rivista a favore di una versione meno umoristica (anche in Harry Potter Edizione Corvonero La serie completa di J. K. Rowling per Salani).

Il guardiano della Torre di Londra, ne Il Signore dei Corvi di Christopher Skaife

Il Signore dei Corvi di Christopher Skaife, la copertina

Fra le tante superstizioni legate ai corvi ce n’è una che ha fatto la storia del Regno Unito: quella raccontata da Christopher Skaife nel suo Il Signore dei corvi (Guanda, traduzione di Stefania De Franco). Testimonianza in prima persona del Ravenmaster della Torre di Londra – ovvero colui che si occupa di preservare la popolazione di corvi imperiali che abita la fortezza in Tower Hamlets; la loro scomparsa presagirebbe la caduta della corona – ci racconta il lato domestico (e il british humor) di uno degli animali all’apparenza meno affettuosi sulla faccia della Terra.

E quel che ne emerge è un ritratto a dir poco inaspettato: dopo ventiquattro anni a stretto contatto con una famiglia di sette corvi – sei per obbedire alla leggenda, il settimo di scorta – lo Yeoman Warder a presidio della storica fortezza testimonia un rapporto di amicizia che si costruisce giorno dopo giorno, fra biscottini inzuppati di sangue e contenuti social da migliaia di visualizzazioni in tutto il mondo.

Un testimone scomodo, in L’occhio del corvo di Shane Peacock

L'occhio del corvo di Shane Peacock, ecco un'immagine della copertina

Ambientato nella Londra del 1867, L’occhio del corvo di Shane Peacock (Feltrinelli, traduzione di Laura Santini) ci racconta della prima indagine di Sherlock Holmes, il famoso detective nato dalla penna di Arthur Conan Doyle e ora protagonista di una serie di romanzi che ne immaginano l’adolescenza. Alle prese con un caso di femminicidio che ancora non sembra aver trovato un colpevole, il giovane segugio si reca quindi sul luogo del delitto per cercare indizi utili a ricostruire la scena del crimine; scoprendo quindi che, unico testimone dell’accaduto, sia stato alfine un esemplare di corvo (divenuto esso stesso un insider). Osservandone gli spostamenti panoramici dall’alto e immaginandone la visione tetracromatica, Sherlock riuscirà dunque a risolvere il caso, ma non senza l’intervento dei vari personaggi che appartengono al canone tradizionale (e a cui siamo tanto affezionati, dall’ispettore Lestrade di Scotland Yard alla banda di malfattori che imperversa nella città).

E per chi volesse scoprire tanti altri misteri sui corvi (e magari condividerli con noi), ecco a voi una lista di romanzi che ce li presentano in tutta la loro splendida livrea letteraria: variopinta di mille generi, ma pur sempre noir come il colore che li contraddistinguono.

Il corvo di Kader Abdolah (Iperborea, traduzione di Elisabetta Svaluto Moreolo);

Il mago dei corvi (La nave di Teseo, Ngūgī wa Thiong’o, traduzione di Andrea Silvestri);

La mente del corvo di Bernd Heinrich (Adelphi, traduzione di Valentina Marconi);

La ragazza corvo di Cristina Brambilla (Mondadori);

Il richiamo del corvo di Wilbur Smith con Corban Addison (HarperCollins, traduzione di Sara Caraffini)

Rook. la speranza del corvo di Anthony McGowan (Bur, traduzione di Barbara Servidori)

 

Fonte: www.illibraio.it