La curiosa origine di quattro espressioni italiane

di Eva Luna Mascolino | 19.09.2022

“Quanti bei libri si potrebbero scrivere raccontando la vita e le avventure di una parola”, disse una volta Honoré de Balzac (1799-1850). E in effetti, se pensiamo all’incalcolabile quantità di termini curiosi presenti in una lingua come quella italiana, ci renderemo conto che l’autore francese doveva avere proprio ragione.

Dopotutto, basterebbe scavare un po’ più a fondo in un dizionario per venire a conoscenza di storie incredibili sulle sue etimologie, rimettendosi in contatto con un passato illustre e multiculturale nel quale c’è spazio per invenzioni fantasiose e adattamenti di ogni sorta, che uno dopo l’altro ritraggono nel loro insieme la ricchezza semantica e la varietà lessicale del nostro idioma.

Per riscoprire alcune delle sue sfumature più impensabili abbiamo allora approfondito la genesi di quattro fraseologismi usati comunemente ancora oggi, in una ricostruzione capace di meravigliare, di far riflettere e soprattutto di svelare qualche chicca in più sulla lingua che parliamo tutti i giorni.

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Partire con il piede sbagliato

Cominciamo con un modo di dire che tipicamente si tira in ballo quando si vuole rimediare a un approccio non proprio ideale fra due o più interlocutori. Ipotizzare di essere partiti con il piede sbagliato è infatti un escamotage per raddrizzare il tiro, lasciando intendere che la situazione si potrebbe ancora recuperare.

Ma per quale motivo un cattivo inizio sarebbe colpa di un piede? Per capirlo dobbiamo pensare al mondo dello sport, e più in particolare a discipline come la corsa a ostacoli: dalla linea di partenza alle diverse tappe, ci sono di solito un numero fisso di passi che ogni atleta calcola di poter compiere prima del salto; se però dovesse partire con il piede sbagliato, appunto, il rischio sarebbe quello di non superare bene l’ostacolo.

Anche nei contesti militari è molto importante non sbagliare il primo passo, dal momento che per convenzione ci si mette tutti in marcia con il piede sinistro avanti: anche in quel caso, quindi, non partire con il piede giusto si rivelerebbe una mossa sconveniente, a cui quanto prima servirebbe porre rimedio.

Dare un colpo al cerchio e uno alla botte

Dall’ambito sportivo passiamo a quello artigianale: anche se oggi il neologismo cerchiobottismo si riferisce per lo più alle scelte politiche di chi non prende mai posizione in modo netto, infatti, Dare un colpo al cerchio e uno alla botte è un fraseologismo arrivato fino a noi attraverso l’antico lavoro dei bottai.

Il loro compito era quello di fabbricare e riparare barili o botti; cosicché, all’atto di cerchiarle, la pratica da mettere in atto consisteva nel calzare al più presto il ferro battendolo con il martello, mentre però di tanto in tanto si dava un colpo alle doghe di legno per mantenerle ben assestate. Ecco quindi che il loro compito era quello di stare un po’ qua e un po’ là, senza trascurare nessuna delle due “parti in causa”.

Adesso, com’è noto, l’espressione è diventata sinonimo di Sapersi destreggiare fra due estremi e può essere utilizzata sia in accezione positiva, se parliamo di persone diplomatiche e capaci di non scontentare nessuno, sia con una sfumatura negativa, se invece ci riferiamo a chi non assume mai una posizione chiara.

Essere al verde

Veniamo a questo punto a un modo di dire legato alle condizioni economiche: se si è al verde, infatti, significa in altre parole che non si hanno più risorse a cui attingere, che i risparmi sono al minimo, e che di conseguenza si versa in uno stato finanziario tutt’altro che florido.

A differenza di quanto si potrebbe pensare, in questo caso la scelta del verde non è casuale e non c’entra con il colore di certe banconote. La sua origine è piuttosto collegata all’antica usanza di servirsi di candele bianche con la porzione più bassa proprio in verde: in genere si lasciava bruciare solo la loro parte superiore, evitando di tenere accesa la fiamma quando lo stoppino, arrivato sul fondo, avrebbe esalato una sgradevole puzza.

Le famiglie meno benestanti, tuttavia, non potevano permettersi così presto di ricorrere a un nuovo acquisto, e preferivano che la candela fosse al verde mentre cercavano di sopportarne l’odore, evidenziando così al tempo stesso quanto navigassero in cattive acque.

Le bugie hanno le gambe corte

E arriviamo infine al vecchio adagio secondo cui le bugie avrebbero le gambe corte, considerazione che in letteratura vede anche la variante con il naso lungo concepita da Carlo Collodi (1826-1890) nelle sue celebri Avventure di Pinocchio (Garzanti).

Si tratta di un proverbio che affonda le sue radici nel mito e che, stando a quanto si tramanda, ci porterebbe nella bottega di Prometeo. Lì, il divino artigiano forgiò un giorno dall’argilla la statua della Verità, per poi lasciare l’officina temporaneamente in custodia al suo apprendista Dolo. Il giovane provò a imitare il maestro, ma la sua statua rimase senza piedi poiché l’argilla era terminata. Così, quando Prometeo diede poi a entrambe il soffio vitale, la Verità prese a camminare lenta e determinata, mentre la sua gemella non riuscì a muoversi.

Quest’ultima venne allora chiamata Mendacium (cioè difetto, errore) e si prese a dire che non aveva i piedi. Con il tempo la parola è diventata un equivalente di bugia, in contrapposizione appunto alla Verità, ed ecco come mai tutte le menzogne si pensa tuttora che siano rimaste con le gambe corte.

Fonte: www.illibraio.it