Tour letterari: i luoghi di Kafka a Praga, tra vicoli, ponti e caffè letterari

di Eva Luna Mascolino | 01.03.2024

Dire Praga, ancora oggi, è dire mistero.

Poche città come la capitale della Repubblica Ceca, infatti, conservano nonostante lo scorrere del tempo un’aura di magia e di fascino oscuro, che parte dal Medioevo e attraversa i secoli, suggestionando chiunque con i suoi chiaroscuri e le sue forme appuntite.

Lo sapeva bene uno scrittore del calibro di Franz Kafka (1883-1924), autore boemo di lingua tedesca che proprio a Praga trascorse gran parte della sua vita, quando ancora la città era territorio dell’impero austro-ungarico (per poi diventare parte della Repubblica Cecoslovacca dopo la prima guerra mondiale).

Franz Kafka
Franz Kafka (Getty Editorial)

Figlio di un commerciante piuttosto ricco, ma che gli impartì un’educazione severa entrando spesso in conflitto con lui, Kafka imparò proprio a Praga a vagare con la fantasia aggirandosi fra le strette vie del centro storico, restando ammirato – anzi, quasi ossessionato – dalla sua commistione di epoche, culture ed elementi antichi e moderni.

E visitarla oggi tenendo a mente la biografia e le opere dell’autore – fra cui ricordiamo per esempio La metamorfosi (Mondadori, traduzione di Ervino Pocar e di Rodolfo Paoli), Lettera al padre (Garzanti, traduzione di Nicoletta Giacon), Il processo (Garzanti, traduzione di Clara Morena) e Il castello (Garzanti, traduzione di Clara Morena) – vuol dire penetrare un po’ di più fra i suoi segreti, toccando con mano dei luoghi che ormai da tempo hanno un significato importante non solo per la cittadinanza, ma anche per uno dei più illustri cittadini a cui Praga abbia mai dato i natali…

Cominciamo dalle case di Kafka, più di una, in cui l’autore abitò in diverse fasi della sua esistenza e che in parte testimoniano ancora la sua profondità d’animo e il suo eclettismo. La sua dimora natale si trova nell’attuale piazza Franz Kafka, all’angolo con via Maiselova, di cui oggi rimangono una placca di bronzo, il portale di accesso e – all’interno – una piccola mostra dedicata allo scrittore.

Altri edifici da segnalare sono la Sixthaus, la Casa Minutta, la Casa Ai tre re e il Palazzo Kinský, dove Kafka soggiornò con la famiglia, ma soprattutto il numero 22 di Alchimistengasse, meglio conosciuta come la Strada degli Alchimisti o il Vicolo d’Oro: qui videro la luce molti dei racconti di Kafka – eccezion fatta per La metamorfosi, che invece venne scritto al civico in cui oggi sorge l’InterContinental Hotel -, in un angolo della città colorato e silenzioso, intriso di misticismo e di antiche tradizioni.

Nel corso della sua formazione, Kafka continuò a frequentare lo sfarzoso Palazzo Kinský, dove aveva sede il Ginnasio statale di lingua tedesca, e in seguito l’Università Carolina di Praga, che esiste ancora oggi e presso cui studiarono anche Rainer Maria Rilke (1875-1926) e Milan Kundera (1929-2023), mentre Albert Einstein (1879-1955) ne fu docente fra il 1911 e il 1912.

Ma per le sue divagazioni urbane erano senza dubbio altri i suoi posti del cuore, ovvero l’incantevole Ponte Carlo (nell’immagine di apertura di questo articolo, ndr), che tuttora collega la Città Vecchia al quartiere di Malá Strana, e l’immensa Biblioteca del Klementinum (o Clementinum), tempio della letteratura costruito nel 1556 da Ferdinando I a Praga e fra i più suggestivi del mondo.

La Biblioteca Klementinum di Praga
La Biblioteca del Klementinum a Praga

Più in generale, d’altronde, la quotidianità di Kafka si svolgeva proprio lungo la riva destra del fiume Moldava (Questo piccolo cerchio racchiude tutta la mia vita, non per niente era solito affermare), e in particolare nell’antico quartiere ebraico di Josefov, dove svetta anche la sinagoga di Staronova, presso cui lo scrittore si recava spesso – mentre è nell’area della Città Nuova che ebbe l’occasione di tenere una delle prime letture pubbliche delle sue opere, nella sede in stile liberty del Grand Hotel Europa.

A ispirare le sue descrizioni surrealiste e l’atmosfera dei suoi romanzi fu pure la zona del Castello di Praga e del Duomo di San Vito, a cui verosimilmente si rifece per tratteggiare la chiesa di una scena de Il processo, ma va detto che il legame più forte fra Kafka e la città fu costituito soprattutto dai sontuosi caffè letterari di cui diventò cliente abituale.

Durante la Belle Époque, d’altronde, la città boema ospitava punti di ritrovo raffinati e d’élite, in cui si rifletteva sulla decadenza dei tempi sorseggiando una bevanda calda: impossibile non citare il Café Louvre, dove il Circolo di Brentano creato dal filosofo e psicologo Franz Brentano (1838-1917) si riuniva di frequente, includendo personalità quali Max Brod (1884-1968) e lo stesso Kafka.

Quando Brod fu estromesso dal gruppo, lui e Kafka si spostarono al Café Arco, dove quest’ultimo incontrò la giornalista Milena Jesenská, con cui avrebbe iniziato una fervida relazione culturale e sentimentale. Da non dimenticare, poi, il Café Savoy, il Café Continental e il Café Central, a loro volta molto amati da Kafka nei primi decenni del Novecento, come anche la Casa all’Unicorno nella piazza della Città Vecchia, dove l’intellettuale Berta Fanta (1865-1918) ospitava il proprio salotto letterario.

Visitabile oggi è peraltro la tomba di Franz Kafka, nel Nuovo Cimitero Ebraico del quartiere Žižkov, che ricorda la vita dello scrittore proprio come la statua ispirata al racconto Descrizione di una battaglia, di fronte alla Sinagoga Spagnola e la scultura cinetica inaugurata nel 2014, che raffigura invece una moderna testa rotante di Kafka.

Sì, perché la figura di Kafka ha lasciato un solco profondo nella città di Praga, portando addirittura nel 2007 all’apertura della Libreria Franz Kafka, di proprietà della Società Franz Kafka e specializzata in opere del o sull’autore boemo, e all’inaugurazione nel 2005 del Museo di Franz Kafka, in cui è possibile vedere da vicino lettere, foto e prime edizioni dei libri dello scrittore, scoprendo più dettagli sulla sua vita e la sua produzione.

Dopotutto, quando Kafka perse la vita a causa della tubercolosi, il 3 giugno 1924, era ormai chiaro che – come scrive Patrizia Runfola in Praga al tempo di Kafka (SugarCo Edizioni) – “Kafka era Praga e Praga era Kafka. Niente era mai stato così completamente e tipicamente Praga, e mai più qualcosa poteva esserlo così come accadde ai tempi della vita di Kafka”.

La simbiosi fra i due era completa, e il dedalo di strade dell’una finì per rispecchiare i labirinti interiori dell’altro, in un gioco di specchi che ancora oggi, se si cammina per i vicoli della capitale ceca, ci dà l’impressione di sentir risuonare nell’aria i pensieri e le parole di Kafka, più vive e toccanti che mai…

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Fonte: www.illibraio.it