Ugo Stille è uno dei personaggi più geniali e misteriosi dell’Italia della seconda metà del Novecento. Figlio di ebrei esuli dalla Russia comunista e approdati in Italia, giovanissimo antifascista conosce i protagonisti della resistenza ed è amico di Giaime Pintor. Riesce rocambolescamente a rifugiarsi negli Stati Uniti e risale la penisola con l’esercito americano, occupandosi di stampa e propaganda. Quando torna negli Stati Uniti diventa il corrispondente del «Corriere della Sera»: in questa veste sarà il canale di comunicazione privilegiato tra Washington e il nostro paese. Coronerà la sua carriera come direttore del «Corriere della Sera» dal 1987 al 1992. Un uomo dalle tante vite e dai molti misteri, che non a caso scelse di farsi conoscere con uno pseudonimo anziché con il suo vero nome, Mikhail Kamenetzki. Altrettanto interessante la sua vita privata, a cominciare dall’amore per Elizabeth Bogert, figlia di una ricca famiglia americana: donna bellissima e affascinante, studiosa di arte e frequentatrice appassionata del Nuovo Bauhaus. Elizabeth e Ugo si conoscono a una festa in onore di Truman Capote a New York: lei ci arriva con il marito, ma alla fine della serata se ne va via con Ugo verso un matrimonio in cui però non mancheranno difficoltà e ombre. Alexander Stille affronta la storia dei suoi genitori con grande coraggio, senza nascondere nulla: esplora la vita – ma anche l’anima – di due personalità complesse, in stretto rapporto con il loro tempo e la società in cui sono vissuti. Ma il suo è anche un libro di memorie familiari ampie e profonde in cui si intrecciano ricordi privati e grandi eventi storici: l’Olocausto e la diaspora, il secondo conflitto mondiale e la guerra fredda. Tra le pagine prendono vita un gran numero di parenti della famiglia Stille e tante grandi personalità e celebrità, da Dustin Hoffman a Saul Steinberg, da Henry Kissinger a Arshile Gorky. Dopo una lunga ricerca che lo ha portato a scavare in profondità dentro sé stesso e con una narrazione avvincente e ricca di ironia, l’autore riesce a restituire con forza esplosiva la distanza tra l’immagine pubblica e l’intimità delle mura domestiche di una famiglia unica.
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