Subito dopo la Rivoluzione francese, le idee dell’Illuminismo si diffondono in Europa. A portarle in Spagna non sono però i libri dei filosofi ma l’esercito di Napoleone, che occupa il paese tra il 1808 e il 1813, imponendo un regime repressivo e spietato. L’evidente contraddizione fra gli ideali di fraternità e armonia del pensiero dei lumi e la brutalità e il caos della guerra di conquista turba e confonde le migliori coscienze del continente: tra di loro Francisco Goya, uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. In risposta ai tragici avvenimenti di cui è testimone e alla malattia che lo colpisce privandolo dell’udito, Goya abbandona i soggetti convenzionali che gli sono valsi il successo alla Corte di Spagna e intraprende un viaggio nell’ombra raffigurando in opere sempre più inquietanti ed estreme, spesso rigorosamente private, i mostri e gli incubi che abitano le menti e i cuori degli uomini e che possono condurre alla violenza, alla tortura, alla follia. Sono gli anni dei Capricci, immagini che sembrano piombare lo spettatore nelle pagine di Franz Kafka; dei Disastri della guerra; delle celebri pitture della Casa del Sordo, testimonianza dell’estrema vecchiaia e solitudine. Tzvetan Todorov, osservatore lucido e inquieto del disordine del nostro tempo, legge il percorso di questo genio indiscusso mettendone in evidenza la formidabile attualità.
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