Nato e cresciuto in una Sicilia la cui grecità vanta radici antichissime, Teocrito (310-250 ca a.C.) è uno dei massimi esponenti della poesia ellenistica ed è considerato il padre del carme bucolico. I trenta Idilli che ci sono giunti sotto il suo nome – alcuni dubbi, altri sicuramente spuri – non si limitano ad abbracciare quadretti rustici e mimi campestri, a dare voce alla vita dei pastori, alle gare di canto, al vagheggiamento nostalgico di una campagna, idilliaca appunto, ma non idealizzata. Alle Talisie, capolavoro del genere, fanno da controcanto carmi come le Siracusane, che descrive l’allegro stupore di due donne in visita alla città, o componimenti di argomento epico e di squisito gusto alessandrino come l’Epitalamio di Elena, l’Eracle bambino o Il ciclope. Alla cifra erudita ed enigmatica di quella callimachea, la poesia di Teocrito preferisce una prorompente e autentica vena di immaginazione, un profluvio di suoni, luci e colori, il realismo dei caratteri umani, cui mai difettano buon gusto, raffinatezza e senso della misura.
Introduzione, traduzione e note di Valeria Gigante Lanzara