Un italiano su mille: era più o meno questa la proporzione di ebrei nella popolazione del nostro paese quando nel 1938 entrarono in vigore le leggi razziali, con le quali lo stato fascista si dichiarò ufficialmente antisemita e diede inizio alla persecuzione. Fino a quel momento ebrei e fascisti avevano convissuto in una singolare alternanza di benevolenza e sospetto, ostilità e cooperazione. Per raccontare questa tragica esperienza, Alexander Stille ha seguito i destini di cinque famiglie, diverse tra loro per origine e ceto, ma anche nell’atteggiamento verso il regime: gli Ovazza di Torino prosperarono sotto Mussolini, e il patriarca della famiglia si conquistò un ruolo di spicco all’interno del partito; tra i fratelli Foa, anche loro torinesi, Vittorio divenne un fervente antifascista e fu tra i primi esponenti del movimento Giustizia e Libertà; i Di Veroli di Roma lottarono disperatamente per sopravvivere nel ghetto; a Genova i Teglio e i Pacifici collaborarono con la chiesa cattolica per salvare centinaia di ebrei; gli Schönheit di Ferrara finirono nell’inferno di Buchenwald e Ravensbrück, salvandosi miracolosamente.
Uno su mille, pubblicato per la prima volta nel 1991, è il frutto di una paziente ricostruzione storica ma anche di una serie di conversazioni con protagonisti e testimoni ormai scomparsi di quegli eventi terribili. Ancora oggi è un libro insuperato, destinato a rappresentare una testimonianza insostituibile su una delle pagine più nere della nostra storia di italiani.