Il solito contadino ebreo decide di vendere il suo unico bene, un tacchino, per dare una dote alla figlia.
«Al mercato un pappagallino costa due rubli», ragiona. «Per il mio tacchino, che è molto più grosso, ne chiederò venti.»
«Sei matto», gli dicono. «Dieci volte più di un pappagallo che parla?»
«Che vuol dire? Il mio tacchino pensa!»
Haim Baharier, anticonformista studioso della Torà e del Talmud, affronta il tema della lettura dei testi sacri con tutta la sua sottigliezza di interprete e una libertà interiore nutrita dalla fede e dal dubbio. Attingendo a secoli di sapienza rabbinica – ma con un occhio alla drammatica realtà attuale – Il tacchino pensante ci aiuta a scoprire tutta la ricchezza della parola di Dio, l'impegno necessario per accoglierla e comprenderla, e la rischiosa fecondità di un confronto ravvicinato con il testo. A illuminare il cammino sono anche aneddoti personali e storielle hassidiche struggenti o ironiche, sempre paradossali. Il risultato è un'illuminante e a tratti provocatoria meditazione sul rapporto tra oralità e scrittura, tra libertà e tradizione, tra l'individuo e il suo popolo, tra l'uomo e Dio.