A lungo considerato solo un modesto abregé del Sistema della natura, l’opera maggiore di Holbach, Il buon senso (1772), qui proposto con le postille polemiche di Voltaire in appendice, è in realtà una lucida e vigorosa esposizione delle principali tesi filosofiche dell’autore, esponente tra i più radicali del materialismo francese dell’età dei lumi, amico di Diderot e assiduo collaboratore dell’Encyclopédie. In questo audace e dissacrante libello, da alcuni condannato come empio e pericoloso, da altri acclamato come il manuale per l’edificazione dei giovani apprendisti atei, Holbach propugna una concezione rigorosamente materialistica della natura, dell’uomo e della società tesa a emancipare l’individuo dalle superstizioni e dalle imposture religiose per renderlo felice e padrone di sé. Nella battaglia di Holbach in favore di un ateismo alla portata del popolo, il «buon senso» non è una dottrina per iniziati o il vezzo aristocratico di poche menti elette, ma una filosofia per tutta l’umanità.
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