Tra il 1934 e il 1940 Stefan Zweig assiste alla rovina di una patria – l’Austria – ormai perduta e all’inesorabile collasso di un intero continente sotto i colpi del regime nazista. Il presentimento della minaccia prefigurata da quella cieca e diffusa violenza che mira a «riportare l’antica barbarie della guerra nella nostra sventurata Europa» si materializza nelle mitragliatrici nuove di zecca, nei saccheggi, nella constatazione che, se un tempo l’assassinio di un solo uomo era sufficiente a sconvolgere il mondo, adesso l’abitudine alla brutalità e all’ingiustizia è ormai consolidata. Raccontando un momento tra i più critici della storia, Zweig ci consegna, nell’ultimo capitolo del capolavoro Il mondo di ieri, una riflessione che è molto più di un documento, e rappresenta oggi un monito a proteggere e a non dare mai per scontati gli ideali altissimi di libertà e di pace.
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