Apparso in Francia nel 1970, questo studio sul fantastico è ormai divenuto uno strumento di lavoro e un punto di riferimento indispensabile per studenti e studiosi. Partendo dalla classificazione proposta da Northrop Frye in Anatomia della critica, Todorov adotta la categoria del fantastico come strumento di indagine di un genere letterario fiorente nell'Ottocento, la cui funzione sociale è stata assunta nel Novecento dalla psicoanalisi. Il fantastico, dice Todorov, non è altro che la scelta che il lettore compie fra la spiegazione naturale e quella sovrannaturale di un fatto insolito. Prendendo in esame i testi esemplari del fantastico – l'Aurélia di Gérard de Nerval, le Mille e una notte, Il crollo della casa degli Usher di Poe, il Manoscritto trovato a Saragozza di Jan Potocki, le opere di Gauthier, di Lewis, di Hoffmann e di diversi autori del genere poliziesco e del feuilleton – Todorov propone una vasta gamma di sottoclassificazioni del fantastico e al loro interno distingue i «temi dell'io» dai «temi del tu», recuperando in modo dialettico i luoghi emblematici affrontati dalla narrativa fantastica. Il mondo del doppio, della metamorfosi, della follia, ciò che un secolo positivista come l'Ottocento ha rimosso, si sono tradotti per noi nell'inquietante scoperta freudiana della sessualità, della nevrosi, della psicosi e della morte.
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