Introduzione, traduzione e note di Lanfranco Binni
Non è un romanzo, non è un racconto, non è un trattato filosofico: Il nipote di Rameau (1761-77), considerato il capolavoro letterario di Diderot, è una lunga conversazione tra il grande illuminista e il nipote del celebre compositore Jean-Philippe Rameau. Attraverso il confronto incalzante fra un «Io», il filosofo rigoroso e intransigente, e un «Lui», il genio fallito, parassita aperto a ogni compromesso, anticonformista in cui convivono talento e impostura, Diderot propone un’impietosa analisi del ruolo dell’intellettuale nella società del suo tempo, falsa, corrotta e devota. Anche Jacques il fatalista (1773-75) sfugge a ogni regola di genere: il filo conduttore è costituito dai dialoghi che il valletto Jacques, ex soldato convinto che tutto quel che accade sia scritto in cielo, e il suo anonimo padrone si scambiano durante un viaggio senza tempo e senza meta. In un’opera che è un sofisticato omaggio all’arte del racconto e ai suoi meccanismi, i molti ingredienti romanzeschi si intrecciano a digressioni e riflessioni, in un intenzionale disordine che riflette il sublime caos della vita.