Scritto fra il 1838 e il 1840 e ambientato nel Caucaso, sua «patria dell’anima», il romanzo si compone di cinque novelle che hanno in comune il protagonista, il giovane ufficiale Pečorin. Inquieto e disincantato, è «il ritratto dei vizi di tutta la nostra generazione», come scrive Lermontov, tipico rappresentante di quella gioventù condannata all’inazione che nella plumbea e soffocante Russia di Nicola I cercava una via di fuga nell’indifferenza e nel cinismo. Ma Pečorin è anche l’estremo sviluppo del tipo letterario dell’eroe romantico disilluso, il ribelle che, sconfitto nella sua lotta titanica contro l’intera società, si è chiuso in un superbo ed esiziale isolamento, in un egocentrismo sterile e distruttivo, in uno scettico distacco dalla vita e dai suoi valori più alti. Poiché ha interiorizzato il male che ha subito, Pečorin è diventato a sua volta una forza negativa, un demone capace di ogni sorta di bassezza nel suo confinato desiderio di vendetta.

Un eroe del nostro tempo
Traduzione di Vittorio Luigi Nadai
Introduzione di Vittorio Luigi Nadai
Scritto fra il 1838 e il 1840 e ambientato nel Caucaso, sua «patria dell’anima», il romanzo si compone di cinque novelle che hanno in comune il protagonista, il giovane ufficiale Pečorin. Inquieto e disincantato, è «il ritratto dei vizi di tutta la nostra generazione», come scrive Lermontov, tipico rappresentante di quella gioventù condannata all’inazione che nella plumbea e soffocante Russia di Nicola I cercava una via di fuga nell’indifferenza e nel cinismo. Ma Pečorin è anche l’estremo sviluppo del tipo letterario dell’eroe romantico disilluso, il ribelle che, sconfitto nella sua lotta titanica contro l’intera società, si è chiuso in un superbo ed esiziale isolamento, in un egocentrismo sterile e distruttivo, in uno scettico distacco dalla vita e dai suoi valori più alti. Poiché ha interiorizzato il male che ha subito, Pečorin è diventato a sua volta una forza negativa, un demone capace di ogni sorta di bassezza nel suo confinato desiderio di vendetta.