«La mia attività si è sviluppata soprattutto in tre ambiti. C’è quello delle interpretazioni tragiche dell’uomo e dei suoi rapporti con lo stato, che ha la sua duplice fonte nella tragedia greca e nell’episodio emblematico della morte di Socrate. Il secondo ambito è costituito dal complesso problema della natura e dello sviluppo del linguaggio, e in particolare delle possibilità e delle costrizioni presenti nella traduzione sia all’interno della propria lingua sia fra le lingue dell’umanità. Infine, nel terzo ambito, ho cercato di analizzare i nessi tra le interpretazioni di opere artistiche, filosofiche e scientifiche da un lato, e il totalitarismo politico del xx secolo dall’altro. Porre queste domande significa ritornare, forse ossessivamente, ai rapporti tra la cultura tedesca e il nazismo, un intreccio in cui la lingua tedesca – che Goethe e Kant, ma anche Hitler hanno usato da maestri – ha giocato un ruolo determinante. In ognuno di questi tre ambiti, ho trovato Heidegger presente in modo massiccio e rivolto a un ulteriore sviluppo della riflessione.»
George Steiner (Parigi, 1929-Cambridge, 2020) è stato una figura di primo piano nella cultura internazionale. Fellow del Churchill College a Cambridge, ha insegnato a Princeton, Stanford, Chicago, Oxford e Ginevra. Tra i suoi libri, tutti presenti nel catalogo Garzanti, Tolstoj o Dostoevskij, La morte della tragedia, Dopo Babele, Le Antigoni, Vere presenze, il romanzo breve Il correttore, Nessuna passione spenta, l’autobiografia Errata, Linguaggio e silenzio, Grammatiche della creazione, La lezione dei maestri, Una certa idea di Europa, Dieci (possibili) ragioni della tristezza del pensiero, I libri che non ho scritto, Letture, Nel castello di Barbablù, La poesia del pensiero, I libri hanno bisogno di noi e La passione per l’assoluto (con Laure Adler).