Introduzione e traduzione di Bianca Cetti Marinoni
Il romanzo d’esordio di Musil, pubblicato nel 1906, racconta il passaggio dall’adolescenza alla virilità. Il giovane Törless, rampollo di una famiglia borghese, viene affidato a un collegio militare asburgico, dove sperimenta i primi turbamenti erotici e intellettuali. Scopre la sessualità come degradazione e perversione, ma anche come strumento di conoscenza dell’io più profondo, e prende atto dell’esistenza di due mondi: uno chiaro e diurno in cui ogni cosa appare inserita in un ordine razionale, e un altro notturno e misterioso, come lo stanzino che due tra i peggiori allievi dell’istituto hanno adibito a teatro delle loro violenze. Al rassicurante registro del Bildungsroman ottocentesco, si sostituisce qui la capacità di scavare nei meandri di una psicologia oscura ed enigmatica, di una sensibilità inquieta e avida di «sanguinose e grandi cose». Con le sue asprezze e le sue atmosfere torbide, il Törless annuncia i modi dell’espressionismo e sembra presagire le derive totalitarie che di lì a poco avrebbero trascinato l’Europa nel gorgo della catastrofe.