Middlemarch (1871-72), considerato uno dei capolavori dell’epoca vittoriana per finezza psicologica e complessità della rappresentazione ambientale, ha per titolo il nome di un’immaginaria cittadina delle Midlands. Opera corale costruita su trame diverse di cui l’autrice riesce a tenere le fila con un prodigioso controllo narrativo, è un grande affresco della provincia inglese alla metà dell’Ottocento. Ma è anche il romanzo dell’infelicità coniugale, imperniato sulla storia di due matrimoni votati al fallimento: quello dell’idealista ed entusiasta Dorothea Brooke, unica eroina di un libro senza eroi, con il maturo e meschino Casaubon, studioso pedante di grande erudizione e scarsa cultura; e quello di Tertius Lydgate, medico di alta coscienza professionale e grande rigore scientifico, con l’ambiziosa ed egoista Rosamond Vincy, incapace di comprenderne la grandezza d’animo e la vocazione. Dorothea e Tertius, i due protagonisti principali, intrecciano le loro vite ma non sono destinati a unirsi in una storia d’amore: persi dietro alle loro utopiche aspirazioni, delusi dallo scarto tra desideri e realtà, migreranno entrambi a Londra dove forse non si incontreranno mai più.
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