«Keats – spiega Roberto Cresti nella sua prefazione – trovò nel sonetto il primo fondamentale accordo della sua poesia (una cospicua parte dei componimenti qui raccolti fu infatti composta agli albori della sua attività letteraria, nel 1815-17) e vi ritornò sistematicamente come a un laboratorio ove compiere verifiche in vista di svolte formali impegnative. Ma i Poems possono anche essere letti come una costellazione autonoma della sua poesia, che, simile all’Aleph di Borges, riflette su una piccola superficie l’intero “pianeta Keats”».
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