Elegante cantore di fêtes galantes, Marivaux scandaglia con straordinario acume la metafisica del cuore mettendo al centro del suo teatro l’osservazione dell’amore al suo sorgere, o nelle sue ambigue metamorfosi o, ancora, nel conflitto con le convenzioni sociali e mondane. Nella macchina scenica ideata dal drammaturgo francese la passione finisce col trionfare sull’egoismo, sui pregiudizi e sugli impedimenti della sorte, come mostrano i due capolavori qui raccolti: II gioco dell’amore e del caso (1730), pirotecnica girandola di travestimenti di due coppie di innamorati in cui lo scambio di ruoli tra padroni e servi risponde al reciproco intento di scrutare, sotto vesti non proprie, l’animo dei partner; e Le false confidenze (1736), briosa rappresentazione del raggiro con cui un giovane avvocato diventa prima intendente poi marito di una ricca vedova grazie alle astute confidenze del suo ex domestico. Ma dietro le schermaglie sentimentali, il preziosismo psicologico e stilistico, la spregiudicata leggerezza delle trame, ciò che incanta e avvince in Marivaux è il turbamento che nasce dal rischio e dal caso, l’alternanza di attesa e disincanto, la malinconia per la caducità dell’amore.
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