Introduzione, traduzione e note di Elena Zaffagno
Scritto in un latino disadorno, ma esemplare per chiarezza ed essenzialità, il De bello civili (45 a.C.) è la ricostruzione storica del conflitto che nel 49-48 a.C. vide Cesare, trionfatore in Gallia e paladino del partito democratico, scendere in armi contro Pompeo, sostenuto dal senato e dall’aristocrazia. Diario di campo o testo di propaganda politica? Vera opera storiografica o resoconto autobiografico senza pretese letterarie? Pur non del tutto esenti da partigianeria, come riconobbe lo stesso Cicerone, i Commentarii trovano un felice equilibrio tra oggettività e partecipazione emotiva, tra res gestae e ideologia. Nel susseguirsi di delibere del senato, battaglie e assedi, episodi di valore e tradimenti, più che i due condottieri nemici il vero protagonista del racconto è l’esercito: la moltitudine spesso anonima di soldati costretti a sopportare marce pesanti, fame, malattie, crudeltà e abusi di potere per combattere una guerra che non è la loro.