Grande indagatore della doppiezza dell’animo umano, Euripide sceglie i suoi argomenti tra i miti meno noti e tra episodi secondari dei grandi cicli epici e tragici. Nell’Alcesti, messa in scena nel 438 a.C. e imperniata sul tema del sacrificio femminile, le sorti della giovane sposa che decide di morire al posto dell’amato diventano pretesto per scandagliare il nesso amore-morte e per mettere in scena in modi inediti il personaggio di Thanatos. Ricca di chiaroscuri e ambiguità, questa tragedia a lieto fine oscilla fra il registro drammatico e quello grottesco per il continuo intervento di fattori imprevisti che cambiano le regole del gioco con effetti caricaturali. Nel Ciclope, unico dramma satiresco che ci è giunto completo, databile fra il 420 e il 415 a.C., il celebre episodio dell’Odissea è riletto in chiave burlesca introducendo il coro dei satiri guidati da Sileno, finiti schiavi del mostro antropofago. Oltre che su felici invenzioni comiche, Euripide punta qui sull’arguzia e sul paradosso, come nel confronto tra Odisseo, che elogia con enfasi i valori della civiltà, e il Ciclope, che esalta i piaceri di una vita selvaggia, barbara, primitiva.
Sfoglia le prime pagine
Qui potrai visualizzare le recensioni di GoodReads.