Introduzione e traduzione di Umberto Albini
Note di Maurizia Matteuzzi
Con testo a fronte
Medea (431 a.C.) e Ippolito (428 a.C.) appartengono alla prima stagione dell’opera euripidea, la più intensa e fortunata, e costituiscono un archetipo del teatro d’ogni tempo. Sulla scena troneggiano due figure femminili, entrambe forti, entrambe ferite a morte dall’uomo amato, entrambe decise a vendicare il proprio dolore. Medea è una donna sedotta, una moglie tradita e una madre abbandonata dall’uomo cui ha permesso di conquistare il potere e la certezza della discendenza: per ristabilire la sua dignità offesa non esita a colpire a morte ciò che ha di più prezioso, i propri figli. Fedra, protagonista di Ippolito, punisce invece il figliastro, colpevole di averla rifiutata e screditata agli occhi del marito Teseo. Due tragedie in cui il motore del dramma è lo scontro tra le forze elementari dell’animo umano: amore, passione e gelosia.
