Introduzione e note di Andrea Calzolari
Immaginando di essere il precettore di un giovane aristocratico, tra salotti eleganti e lezioni di ballo, visite mondane e passeggiate in carrozza, nel Giorno, incompiuto poema satirico composto tra il 1763 e il 1801, Parini contempla con sdegno e ironia il lusso e gli agi dei nobili e pronuncia una condanna recisa – etica più che politica – della loro vita fastosa quanto fatua. Le convinzioni egualitarie dell’autore e gli ideali riformatori mutuati dagli illuministi lombardi ispirano anche gran parte delle 25 Odi scritte fra il 1757 e il 1795 che rivelano un intellettuale attento al concreto, fiducioso nell’incivilimento dei costumi e cantore di una vita intesa come fervore di attività utili. Solo nelle odi più tarde la vena polemica di Parini si attenua e lascia spazio a una ispirazione neoclassica che culmina nella celebrazione della musa poetica educatrice dell’uomo e sua luminosa consolatrice. Lontani dalla facile cadenza musicale del Metastasio come dai toni idillici dell’Arcadia, i componimenti di Parini privilegiano non il suono, ma le idee, inaugurando un nuovo modo di fare poesia e offrendosi come esemplare modello di una letteratura di forte impegno morale e civile.