Il male è l’enigma su cui ogni uomo è chiamato a interrogarsi. Esso esprime il fondo tragico dell’esistenza al di là delle consolanti risposte delle religioni rivelate. C’è nell’uomo, che Kant paragona a un legno storto, una innata tendenza alla malvagità che lo spinge ad allontanarsi dalla legge morale radicata nel suo cuore. La dottrina biblica del peccato originale viene reinterpretata da Kant come espressione del limite, della fragilità, della finitezza dell’uomo. Nella filosofia della religione di Kant, di cui questo volume offre una sintesi attraverso testi tratti da La religione nei limiti della semplice ragione e altri scritti, riecheggia l’inconsolabile lamento di Giobbe di fronte alla sofferenza del giusto: e proprio nella cifra di Giobbe si inscrive il senso più autentico della ricerca kantiana sul religioso e sul sacro.
Roberto Celada Ballanti insegna Filosofia della religione presso l’Università di Genova. Tra i suoi lavori: Pensiero religioso liberale (2009), Filosofia e religione. Studi su Karl Jaspers (2012), Religione, storia, libertà (2014).