Introduzione, traduzione e note di Sandro Bajini
Con testo a fronte
L’ipocrisia è il filo conduttore che lega queste due commedie, opposte ma speculari, con le quali Molière tocca il suo apice creativo. Il Tartufo, che costò all’autore le ire della corte e del clero, mette in scena una satira dissacrante e irriverente contro la bigotteria, i falsi perbenismi e i vizi di chi si crede depositario di ogni virtù. Il misantropo irride invece il paladino di una male intesa verità; la sua rigida intolleranza lo pone in lite perenne col mondo e lo condanna infine a una sterile solitudine. Leandro, il misantropo, è l’esatto opposto di Tartufo: è l’uomo che si distrugge in nome della verità. È Molière stesso, vittima di quel vizio sociale, l’ipocrisia, che si illude di poter combattere. Molière riesce a fare satira di sé stesso, figura eroica ma comica, don Chisciotte consapevole che lancia contro le miserie trionfanti del mondo la sua risata di scherno.