Introduzione e note di Nicola Merola
Nelle novelle più tarde, raccolte in questo volume, Verga si svincola almeno in parte dall’ispirazione rusticana e dagli sfondi siciliani per aprirsi al dramma borghese e alla realtà urbana, un ampliamento d’orizzonte che si traduce in un alternarsi dei registri espressivi – ora gravi ora lievi e ironici. Nella raccolta Vagabondaggio (1887) – un titolo che si rivela efficace metafora – l’irrequietudine accomuna esistenze degradate, condannate a quell’incessante e doloroso peregrinare che è la vita. I ricordi del capitano d’Arce (1891) ripercorrono le vicende sentimentali della moglie di un comandante di marina, una storia di malessere e dissipazione imperniata su una figura femminile seduttiva e ingannatrice. I bozzetti di Don Candeloro e C.i (1894) gravitano intorno al mondo del teatro e dei teatranti e confluiscono in una riflessione, che a tratti fa pensare a Pirandello, sul ruolo della finzione dentro e fuori la scena: perché recitare e illudere non è prerogativa solo dei guitti e verità e menzogna si scambiano spesso le parti nello spettacolo della vita.
Il volume comprende le raccolte: Vagabondaggio, I ricordi del capitano d’Arce, Don Candeloro e C.i, Novelle sparse.