Introduzione di Francesco Della Corte
Traduzione di Cesare Vivaldi
Note di Margherita Rubino
Con testo a fronte
Fu Augusto, secondo la tradizione, a chiedere a Virgilio di celebrare la gens Iulia a cui egli apparteneva. Il poeta accondiscese, ma invece di cantare le gesta dell’imperatore e la Roma contemporanea si rifugiò nel mito narrando un passato lontano e la vicenda dolorosa di un eroe che, per obbedire al volere degli dei, insieme alla sua gente va in cerca di una nuova patria nella terra del tramonto, l’Esperia. Non ha l’intrepida esuberanza degli eroi omerici Enea: conosce il tormento e la stanchezza ma, come un predestinato, assume su di sé la missione fatale, con il suo carico di doveri, la serie infinita di sofferenze e rinunce, il tributo di sangue, per fondare la futura potenza di Roma che solo i suoi discendenti potranno vedere. Un unico destino conduce da Troia al Lazio, dal Lazio alla conquista dell’Italia e del mondo. Saldando in una straordinaria sintesi leggende greche e italiche ed episodi della storia di Roma, Virgilio realizza con l’Eneide (29-19 a.C.) il grande poema epico nazionale in cui il mito è radice e prefigurazione della storia e consegna alla cultura occidentale uno dei più sublimi capolavori della poesia di tutti i tempi.
