Pericle, principe di Tiro, messo in scena all’inizio del 1608, rappresenta un momento culminante nello sviluppo drammaturgico di Shakespeare: inaugura infatti la sua ultima stagione compositiva, quella dei romances, i drammi romanzeschi che affondano le proprie radici nella tradizione narrativa dei poemi e dei romanzi erotici dell’antichità. Collocato in un mondo che sta tra l’Odissea e l’Eneide, questo romance narra la vicenda archetipica dell’eroe positivo. Nel suo girovagare per il vasto mare, da Antiochia a Tiro, da Tarso a Pentapoli, da Mitilene a Efeso, sottoposto a dure prove da parte degli uomini e della Fortuna – la passione, la separazione, la fuga, il viaggio, la tempesta, l’assalto dei pirati, la vendita in schiavitù, i travestimenti, le morti presunte – Pericle è colui che sa accettarle tutte. In quest’opera di grande suggestione la semplicità della favola arcaica si fonde con un sapiente gioco metateatrale, capace di dar conto di tutte le oscure contraddizioni degli uomini.
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