Pare che la vita sentimentale di Jane Austen non sia stata felice, e di sicuro non fu coronata dal matrimonio. Eppure – o forse proprio per questo – l’amore è al centro di tutti i suoi romanzi nei quali è riuscita a trasformare il piccolo mondo della provincia inglese in una smagliante commedia umana. Che si chiamino Elizabeth Bennet, Anne Elliot o Elinor Dashwood, le sue eroine sono sempre alla ricerca dell’amore, ovvero, secondo il costume dell’epoca, cui la scrittrice non risparmia i graffi della sua ironia, di un buon partito con cui maritarsi. Non sono completamente padrone del proprio destino: non hanno la possibilità di scegliere– dichiararsi è un privilegio tutto maschile – solo quella di rifiutare; ma quale dignità e fermezza di carattere rivelano nei loro cortesi dinieghi. Traboccanti di gentiluomini e seduttori, sguardi rubati e timide avances, rigida etichetta ed estasi segrete, queste pagine ci fanno scoprire con quanta sapienza e finezza «la divina Jane», come la chiamava Samuel Beckett, ha saputo scandagliare le verità del cuore.
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