Tra le pagine meno note del grande drammaturgo inglese, i Poemetti shakespeariani ebbero enorme successo in vita dell’autore. Composti tra il 1592 e il 1594, mentre i teatri erano chiusi a causa della peste, i due epilli di argomento mitologico-erotico Venere e Adone e Lucrezia incarnano il gusto dell’epoca, fedele al modello letterario ovidiano e petrarchesco: dialettica amorosa, parodia della casistica classica e neoplatonica, giochi di parole astrusi e raffinati, concetti quanto più possibile ingegnosi, arguzia erotica, humour che va dal brioso all’apertamente farsesco. La Fenice e la tortora, comparso nel 1601, costituisce invece un felice unicum nella produzione di Shakespeare, la sola adesione al genere cortese, pur reinterpretato con giocosa salacità.
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