Sangue e orrore senechiani, ma, a differenza di Seneca, non raccontati dal Coro e dai personaggi, ma rappresentati clamorosamente sulla scena; sensuale liricità ovidiana, ma, a differenza di Ovidio, non trasmessa da una voce narrante, bensì innestata negli scambi drammatici: in questa ardua commistione, e trasformazione, di modi teatrali e letterari sta forse la principale scommessa ideativa del giovane Shakespeare nel Tito Andronico. Elementare, ma straordinariamente efficace, la dinamica d’azione: danno subìto, escogitazione dei modi della vendetta, esecuzione del piano in un’ecatombe finale.
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